Una va, ma mica è detto che torni. O meglio, si torna, ma talmente cambiati che è come non essere mai tornati.
Aspettando un’occasione per migliorare viaggiando oggi, per scrivere, rubo nelle mie stesse tasche.
Lanciando la moto, nell’ultimo tratto in discesa,quando era possibile vedere solo cielo, mare, contrasto di neve, ed in lontananza le case del villaggio, ho allargato le braccia come per volare, lasciando che la moto andasse da se.
Un urlo fortissimo e liberatorio, poi ho chiuso gli occhi.
In quell’attimo di buio solitario, nella luce del sole delle 24, ho riscoperto la certezza che il viaggio più bello è sempre e comunque quello di ritorno a casa.
L’inconstistenza dei marshmallow, l’energia elettrostatica accumulata sugli scivoli, i capelli elettrizzati da quella e da una coppetta gelato da farsi cadere per un terzo sulla maglia pulita. È il nostro sabato pomeriggio. E mi piace.