Cielo rotto

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Rain Sky

Uscendo dal supermarket teneva a stento in mano la spesa della sera.
Se qualcuno, qualcuno come lui, attento ai particolari,  l’avesse visto, avrebbe indovinato tutta la sua vita dalla spesa che aveva in mano: almeno lui, lo faceva spesso e credeva di farlo al meglio.

Sentì l’odore della pioggia, un odore fortissimo che gli sembrò così simile agli odori di casa Italia; ma quelli erano più simili alla terra bagnata oppure , nelle città, d’asfalto caldo e poi bagnato, in qualche modo un odore di trincea.

Qui il cielo e le strade parevano ed erano più grandi, l’odore più intenso, la vita più lenta. Gli sembrò che il cielo stesse per rompersi e che dalle crepe potesse gettarsi la pioggia più insistita e pura che avesse mai annusato, sotto la quale avesse mai corso o camminato lento.

Fu così infatti, il cielo si ruppe e lo fece senza rumore: le auto sulla statale interrompevano il fittissimo concerto d’acqua solo a piccoli tratti.

S’accorse d’essere  cambiato. Non era più riuscito a raccogliere, memorizzare, catalizzare le giornate, le emozioni : non c’era nulla nella parole da scrivere, a casa, o da dire nella chiamata della sera, quando la piccola telecamera lo inquadrava dopo cena. Si sentì un’esiliato, anche se per scelta, e ripercorse veloce, nel tragitto dalla porta automatica all’auto nel parcheggio, la logica delle scelte che l’avevano portato a cercare lavoro in Finlandia, quell’estate, in quell’estate così anomala, fatta solo di giorno: cominciò tutto nella stagione del raccolto. Continua a leggere….


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