Bozze

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ultima lettera cobain

Mi sono svegliato con la voglia di fumo denso delle nostre notti da fumatori. La voglia di quelle notti vissute lente, col terrore che al mattino potesse rimanere solo la cenere e qualche altre speranza tradita, qualche altra delusione che avrebbe fatto il paio con la pioggia di oggi e pendant col traffico lento e svogliato che sa mostrarti solo Roma del lunedì.

Ho una canzone che gira in testa: è piccola come l’opinione di un bambino ma è precisa come il bisturi indagatore di un reporter di viaggio. Mi aiuta a scrivere (ma non questa bozza), ascoltandola a nastro, per alienarmi.

Se non fossi andato a vivere laggiù ora sarebbe tutto diverso. Ci ho pensato qualche notte fa passando davanti al vecchio prato dove giocavo da ragazzino. Sotto casa che era mia, guardandola dal cortile di quegli infiniti pomeriggi è stato facile sentirsi svuotati ma comunque soddisfatti e senza rimpianti. Solo malinconia. Allora avrei voluto saper raccontare quei piccoli insignificanti aneddoti che tutti assieme avrebbero aiutato a spiegare quegli stati d’animo che non sono mai riuscito a raccontare e che hanno fatto da base a quello che ho dentro, ora.

Ma mi sarei sentito ridicolo anche con lei, ed avrei finito per non rendere onore a quelli che per me sono invece grandi ricordi, comprese le corse in autobus, senza meta: avanti ed indietro, capolinea capolinea, senza dirlo a nessuno, tanto per tornare dove ero, compresi i pomeriggi sul metrò, a studiare seduto in banchina oppure a mescolarmi fra i passeggeri affrettati. Tutto per finire a sentirmi un po’ solo, per scelta e saporita malinconia. Quei pomeriggi fra libri e tv, quelle notti tirando tardi a costruire quella che oggi è la base delle citazioni da aperitivo, di quello che so fra film, musica, libri e canzoni.

Che sapore avrebbe il racconto di quella volta che bucai, in bicicletta, senza tutti i “prima” e tutti i “dopo” ?
Così, una lunga storia, invece, sarebbe solo grandissima noia mentre il singolo episodio sarebbe sciocco, che non a caso significa stupido, ma anche senza sale, sapore.

Non raccontare niente, col timore di non saper spiegare o di non essere capito, ha finito quella notte, come stamattina, per spettinarmi i pensieri.

L’incipit di una nuova bozza, disordinato come le gocce sulle scarpe nuove, già sporcate, già sprecate.

 

 

 

 

 

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