Je suis Maxim

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guerra religiosa

Ecco, ci sono giorni in cui poi ti prende quella sensazione, fortissima, di quando su youtube riguardi le sigle dei cartoni animati anni 80.

Ci sono quei giorni in cui tutto sembra possibile, come dopo una partita di basket appena vinta, come durante un bel concerto. Questi sono i miei ultimi giorni, anche se poi sono stato male dentro, con i pensieri spettinati, se ho anche pianto un po, seduto sul sedile del treno, nascosto dal cappuccio del mio giaccone.
Così, per cazzi miei.
Poi il mondo ha accelerato, per cazzi suoi, e sono stato meglio, ma il mondo, quello fuori da me, c’entrava poco, anzi.
Fuori, nel mondo, succedeva il peggio.

Sui social network sono tutti Charlie, in riferimento all’attentato di Parigi: estremisti islamici che a fronte di vignette satiriche su Maometto hanno attaccato la sede del settimanale satirico Charlie Hebdo.

Così tutti scrivono e commentano in difesa della satira.
Una satira che forse non hanno mai seguito ne capito. “Je suis Charlie“, scrivono: io sono Charlie.
Ma avranno capito davvero il senso o tutto si sta riducendo all’ennesima iniziativa inutile via facebook ?
Mettiamo tanti “mi piace”, salveremo il mondo, stando seduti alla nostra scrivania però, perché di pratico, di rinunce, di studi, di storia, di azioni, di piazza, non se ne parla mica. 4 foto con Iphone in mano, un baschetto francese, un sorriso fuori luogo ed il cartello per dire che loro si, sono Charlie.

Quanti di questi duri da tastiera di oggi, domani saranno davvero pronti a ricordare, capire, sostenere magari impopolari misure contro immigrazione, maggiori controlli agli aeroporti ed imposizioni a donne rispetto alla rimozione del loro velo, simbolo religioso?
In pochi, direi, stanno commentando con decenza e vedo giornalisti che sfruttano immagini degli attentati, che si dicono vicini ai caduti: 12 morti fra vignettisti, vigilanti, revisori di bozze. Il problema è che i nostri giornalisti che si dicono vicini ai loro colleghi caduti sono in realtà prezzolati opinionisti che di satira non sanno forse nulla se non il significato semantico della parola stessa.
Leggo di satira e ne sorrido, quando posso, e lo faccio spesso anche apparendo cinico per aver apprezzato battute su morti: ma stavolta la massa ha deciso che satira è giusto a differenza di quando invece si ride per una vignetta, una foto, e lo si fa con qualche amico. In quel caso si è infami e di cattivo gusto, forse semplicemente perché si è in pochi.
E’ la massa che decide, sempre, da sempre.
Attenzione però, perché quella musulmana è fra le religioni più diffuse e quindi fra le masse più diffuse, numericamente. Di certo fra le più convinte, e di certo, quella, è un religione che spara…anzi, è l’unica che spara e che spara “fuori”: nel senso pratico anche gli Induisti sono estremisti ma combattono, uccidono e sparano entro i loro confini, per guerre “loro” e non per risposta alla satira. Non è approvabile, mai, ovviamente entro o fuori nessun confine: nessuna guerra avrà mai logica ne dovrà avere approvazione. Ma il coraggio di dire che l’unico estremismo armato è quello musulmano, sui media, nessuno lo ha nonostante poi tutti siano Charlie: ricordate le scritte, gli striscioni ecc? Siamo tutti Charlie. solo quando ci pare però…

L’estremista islamico, terrorista, spara per molto poco, va in missione, si addestra e spara non in una guerra che per quanto orribile potremmo definire “santa”, contro un’altra regione e religione confinante: no, “lui” viaggia, fa km, abita altrove, emigra e dice di volersi integrare, spara nel paese ospitante; non si tratta di combattere per un confine, un territorio, una indipendenza religiosa, che di suo avrebbe tutto di condannabile e poco di logico anche se storicamente accettato e ciclicamente accaduto. Qui si tratta di sparare in giro per il mondo, che i novelli Charlie lo sappiano, lo ammettano oppure no.
E dove sta la condanna del gesto delle autorità religiose musulmane? Credo che il Papa o il Dalai Lama avrebbero condannato almeno con qualche dichiarazione un loro fedele se questo avesse sparato ed ucciso 12 persone in nome di Dio; ma questo, ovvio, non è una difesa di questa o quella religione, è un fatto.
Un fatto come quello che ora tutti sono Charlie, anche se ciechi, ottusi ed ignoranti. Che ci vuole ad essere Charlie oggi come oggi?

Così accendete la tv, troverete giustizialisti e persone che affermano la grande banalissima verità: “non tutti i musulmani sono così”. Il che, ovviamente è incontrovertibile quanto lapalissiano, inutile, fastidiosamente banale. Qualcuno ha detto in tv il motivo per cui però i musulmani non prendono distanze VERE, pratiche, da questi personaggi, magari rifiutando tale religione o magari creandone invece una non più estremista come già accade spesso ma una, pittosto più tollerante?
Se un cristiano uccidesse 12 persone ed il Papa non condannasse il gesto, andreste in chiesa domenica prossima, affannandovi a dire che comunque non tutti i cristiani sono assassini?
Per chiarire: i cristiani in passato hanno fatto molto peggio. Più che di satira occorrerebbe allora parlare di storia.

Chiudo salutando tutti i Charlie ora nel mondo, chiedendo loro se hanno capito per esempio che la Turchia è Europa, che fa parte della comunità europea, che prende aiuti economici che in tutto e per tutto è come L’Italia, la Francia e le altre nazioni. Charlie, vi è sfuggito che lì le donne non possono parlare con uomini, che non sono libere nel 90% dei casi, dei fatti, delle situazioni? Questo, con l’Europa, l’integrazione, cosa c’entra?

Charlie, mi sentite?

Non dico d’essere migliore, ma non mi sento Charlie.
Sono Massimo, sempre lo stesso.

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