Mentre tutto

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Mentre tutto si muove veloce fuori dalla mia stanza d’ufficio, rimango chiuso fino a che il lavoro non rallenta.

Giorni di lavoro piuttosto veloci ed interminabili, uscendo anche dopo le 21, sabati al pc e gente che dovrebbe sapere ma non sa, che finge di sapere, che addossa errori.

Così aspetto che la banca mi faccia sapere, che si risolvano i problemi sui server, che il software funzioni, che arrivi l’orario, che passi il mio treno. Il campionato è finito e rallento con qualche amichevole da gestire col nuovo pennarello nero, scaramanzia unica via, anche se poi tutto finisce senza successo.

Scrivo un po, leggo di meno, progetto quel viaggio per ora ancora non delineato del tutto ma comunque epico, uno di quelli saporiti che ti tiene sveglio di notte e ti inchioda a fantasticare ricordando i viaggi passati, quelle che speri essere nuove avventure o almeno nuove strade nelle quali perdersi.

Intanto in tv impazzano tribune politiche di gente che straparla di legalità e che poi si scopre corrotta o collusa con chi era corrotto, tutto pare colpa dei Rom, popolazione che di suo è pure un problema ma che di fatto non è l’unico ne il maggiore. Il fatto della settimana scorsa è stato che forzando un posto di blocco alcuni minorenni Rom abbiano investito più persone: dramma, rabbia, indignazione, polemiche e populismo, ignoranza da sgranare gli occhi e che mi fa venire in mente quella scritta sul muro alla stazione: “l’ignoranza ve se magna”

Tutto accaduto vicino casa, alla mia fermata metro, più o meno nell’orario in cui torno da lavoro, quando torno in orario decente, si capisce. Per fortuna (???) questo periodo di stress mi fa uscire più tardi. Come me, quella gente, attraversava quell’incrocio ogni giorno. Colpisce di più, un fatto, quando chi è coinvolto è del tutto simile a te. Finché non cogli la similitudine allora la realtà è che non ti interessi ai fatti perché li pensi come più generici, perché nell’epoca del virtuale pare che a te non possa capitare davvero e perché è come se credessimo di vivere in un videogioco dove al massimo t’appare la scritta “game over” e ricominci poco dopo.
Il fatto che invece qualcosa ti capiti sotto i piedi, sotto casa, allora rende tutto reale. E’ brutto ma funzioniamo così. Indifferenza ed alienazione di una società troppo veloce, che corre, che succede, che “mentre”, che “intanto”.

Allora mentre tutto score, se esco tardi da lavoro entro in un cinema per un film francese, tipo ieri sera, spinto da Valentina e non importa che il film ci abbia delusi, c’è una frase, una citazione che è vera e che mi sono portato via: “Tutto quello che amiamo diviene racconto”, Amelie. Nothomb.

E’ vero, è così, e rieccomi qui con la voglia di picchiare sui tasti, di riordinare quello che ho da parte.

Leo sta comprando una nuova moto, l’azienda non è fallita né è stata comprata, io aspetto un fine settimana libero, utile per girare in moto ed intanto sostengo progetti su internet: stavolta creazione di… meglio la sorpresa a prodotto terminato, no?

Allora “mentre tutto”, io non so. Perché la frase vera, alla fine, è questa qui. Sento qualche collega di corso allenatori per una cena che non faremo mai davvero, bevo brindando alla nuova casa di Gianvincenzo, vado alla 24 ore di basket, partite fino alle3 oppure alle 4 della mattina seguente.

E’ venerdì, comunque tutto vada, nonostante tutto.

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