Il buco

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Il buco

 

I miei vicini, ma non so quali, fanno un buco al giorno.

Devono avere un trapano grandissimo, potente che me lo immagino lo regnato in due, almeno moglie e marito.
Stanno fermi che sembra non ci sia nessuno, poi fanno un buco, lungo però, che penso usino una punta quadrata innestata nel grosso strumento. Insistono, trapanano con questa punta che essendo quadrata non buca e così l’operazione dura interminabili minuti.

Un buco solo, ma uno al giorno, e lo fanno da mesi. Cosa cazzo stiano montando non lo so, fatto sta che passiamo 15′ al giorno a sentire loro che trapanano e la casa sarà ormai prossima a cedere, a cadere, crollare. Non riesco nemmeno a capire se siano quelli sopra, accanto: non so. Il rumore è così forte che penso m’entrino in salotto da un momento all’altro.

Fra l’altro il loro grosso trapano è collegato al pulsante play del mio account Spotify: scelgo un album, premo play, iniziano col buco giornaliero, profondissimo, 15′ di buco senza sosta per il povero trapano.

BRRRRRRR, BZZZZZ ora questo, ora quel rumore: non è che sia tutto il giorno eh, ma tutti i giorni. Un buco al giorno, profondissimo, tanto quanto il fastidio che mi provocano, la curiosità che mi suscitano nell’immaginare cosa stiano montando, costruendo.

Me li immagino prendere misure con estrema precisione, me li immagino con la matita sulle orecchie mentre misurano su grandissimi fogli sui quali è stampato il progetto: in quelle ore di silenzio loro teorizzano, misurano, calcolano, disegnano confrontandosi; poi arrivano alla decisione e via, si buca.

Ma solo dopo che io ho premuto play.


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