Desiderare

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desiderare

Conosco a memoria di senso l’ odore dei suoi vestiti, il sapore dei baci seppure dati di striscio, nel rumore di una quotidianità, nella fretta di un risveglio, nei sorrisi sbiechi di un saluto.

Desidero il suo profumo che sgorga dal collo, riscaldato dai palpiti… quell’assurdo smettere di respirare sfiorando la sua pelle con la mia,

l’estremo inspiegabile piacere nel percepire il calore della sua bocca.

Io desidero che con le mani mi raccolga ancora il viso, che spalanchi le porte della mia percezione.

Distendere i muscoli, compresi quelli che non ricordavo nemmeno di avere, mentre lei mi sfiora lenta ed io mi sciolgo dentro;  permetterlo solo a lei, lasciarle andare le mani mentre rimango senza difesa, essere certo che queste finiscano la loro corsa sempre dove voglio, di corsa o lente che corrano.

Lei conosce la strada, è come se avesse disegnato una pista da seguire sul mio corpo indifeso per scelta, impegnato a combattere la voglia resistere sul momento e di muovermi per renderle omaggio come merita, per prendermi cura di lei.

Mi accarezza il viso, socchiudo gli occhi: tutto adesso è amplificato compreso il male del pensiero che smetta, che si allontani, che non ci sia un domani.

Aspetto per muovermi: è questo che mi fa capire guardandomi, fra un sorriso accennato seguito da un bacio con cui mi divora la bocca.

Desidero l’odore del suo corpo sudato, surriscaldato, mescolato al suo profumo , all’odore di fumo denso, quando una sigaretta separa un bacio dall’altro.

Io desidero, io la desidero.

Le accarezzo la pancia, è calda e rassicurante. Un abbraccio da dietro, una raffica di baci sul collo a massaggiarle i pensieri.
Sottovoce parole che sanno di un bene infinito, che sarebbero difficili da dire guardandosi in viso: un sorriso come per dire “sta tranquilla”, seguito da un bacio, poi un altro, poi ancora, finché non c’è voce ne modo ne corpo per contenere.

E desidero allora quell’urgenza che ci assale, la reazione delle chimica dei nostri corpi, la sorpresa rinnovata del sentirci uno nell’altro, lo sguardo che si divarica all’infinito sull’intorno che ci circonda, come se poi contasse qualcosa, mente le sono dentro, mentre ci abitiamo a vicenda e sento di stare bene come non ricordavo di poter stare, come credevo che sulla terra non esistesse.

Quell’attimo di eterno stupore al contatto più profondo, gli occhi così aperti, i visi così distorti da un piacere che ogni volta pare maggiore.

Eppure è solo l’inizio di quella comunione del bene, solo l’inizio del possedersi a vicenda, solo il primo contatto, solo l’inizio cui seguiranno minuti.

Eppure dopo anni quell’attimo è ancora stupore, istantanea consapevolezza di una sensazione infinitamente benefica, più forte di ogni droga distensiva, da assaporare a piccoli tratti per non restarci sul colpo.

Io desidero. Io desidero quel minestrone di odori e sapori che lascia quell’amore, il senso di debolezza e svuotamento dei minuti dopo, la voglia di farlo ancora, la paura che non ci sia, la certezza che c’è.

Io desidero: Loretta.

 

Massimo

 

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One Comment (+add yours?)

  1. Massimo
    Mar 13, 2012 @ 15:27:49

    Il pezzo ha la presunzione estrema di essere derivato da un libro fra quelli che non ho mai letto per mancanza di tempo (ipotetica direi).
    Poi magari oggi esco e lo compro per depositarlo anni in libreria nel piccolo antro in cui vivo.

    Leggete ed assaporate le parole.

    Massimo

    (Maggie Cassidy, J. Kerouak): «… la baciai e volevo divorarla ogni singolo centimetro della sua misteriosa carne ogni parte di quel suo cuore increspato e cavo che le mie dita non avevano ancora nemmeno conosciuto, la sua avida preziosità, l’unico e inimitabile altare delle sue gambe, della pancia, del cuore, i capelli scuri, lei inconsapevole di tutto questo, maledetta, scellerata, gli occhi indifferenti, bellissima»

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