Impacchettare, ordinare, chiudere, andare: significa avere appunto coraggio, resistere agli attacchi di rabbia, sconforto, all’orda dei ricordi che sembrano tessere impazzite di un mosaico che consoci, di un’immagine in quel momento impossibile da fissare: giorno per giorno,la tua vita.
Come al solito il bar è teatro di ricordi.
Pure stavolta se ne va un pezzo di Roma com’era una volta, di Roma come ce la ricordiamo noi figli di mignotta innamorati .
“Bòna fortuna!”, e sono uscito senza girarmi più.
È notte ed io bruxo. Domattina è fra poco. Roma sarà vuota, boccheggiante come un pesce rosso annoiato ed io penserò ad aspettare sabato, temendo tradisca le aspettative, odiando l’idea e me stesso che mi sento sempre colpevole dello stesso crimine.
Il treno s’affanna mettendo il naso fra ultimi binari della stazione, cammino fra le persone che tengono ll naso all’insù, puntato sul Continua a leggere….
Io cammino poco, per non piegare le scarpe nuove che indosso, le stesse che poi annuso per verificare se abbiano ancora l’odore di cuoio.
Le lucido spesso e le rimiro e le ripongo nella loro scatola con tanto di carta dentro ad ognuna, carta che le tiene in forma più altra carta, di quella rumorosa che esiste solo nelle scatole di scarpe, messa lì attorno, così che poi non si graffino.
Annuso i sigari, tolti dall’umidificatore, oppure appena scartati, tagliati, pronti per l’accensione. Continua a leggere….
Il rumore della chiusura lampo e la visione della tasca chiusa alla perfezione lo facevano sentire organizzato, pronto al viaggio.
Che fosse quella della giacca, quella dello zaino oppure quella della borsa: aver sistemato gli oggetti ed essere riuscito a chiudere gli dava sicurezza, consapevolezza di poter andare, affrontare. Continua a leggere….