Propositi

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Mentre aspetto di poter sistemare l’ennesima bozza, stavolta maturata viaggiando per, in, da Monaco di Baviera, mi viene in mente che non ho ancora fatto propositi per quest’anno.

Voglio scattare meno foto e conservare più immagini, litigare con chi sbaglia certe parole, ripetere spesso, anche in maniera estemporanea (appena fatto!), quelle che pare abbiano un gusto e che siano così importanti da riempire la bocca come fossero un grosso boccone, un mattone di cioccolata.

Comprare Nesquik, tornare a cucinare con più calma, giocare qualche partita a pallacanestro senza sentire il bisogno di sputare i polmoni, fumare più sigari e meno sigarette, abbracciare mia madre, comprarle dell’aranciata amara senza spiegarle perché.

Spedire quelle e-mail, ascoltare almeno la stessa quantità di musica, archiviare per bene la musica digitale, non comprare un nuovo televisore, rallentare la lettura, accelerare la scrittura.

Aumentare la violenza e l’intolleranza verso tutti i tipi di ignoranza mascherata da superiorità e competenza. Valutare di prendere a pugni chi applaude il pilota dopo l’atterraggio, rimanere impassibile davanti alla stolta ed inetta ironia dei sedicenti frequent flyer che fanno battute da ingegneri.

Denigrare le donne bionde, sopratutto davanti a loro stesse perché tanto non lo capiranno (potete anche rileggere la frase: è così e mandandovi a fare in culo per il vostro perbenismo mi eviterò di scrivere il proposito della prossima riga.

Poi, fatemi pensare.. Ah si, girare in moto ed alle soste tornare a mangiare di quei panini salsiccia cipolla, peperoni e senape che mangiavo al mondiale superbike.

Fare della pasta fatta in casa,tricolore, perché sono nazionalista, usando pomodoro, ma la passata perché quello fresco mi fa ribrezzo, e gli spinaci.

Capire come frullare gli spinaci per la pasta qui sopra.

Richiamare le mie amiche un po’ stronze  scagliarci contro le orde barbariche che usano espressioni tipo “essere al passo con i tempi”, smettere di ricordare quelle telefonate, quelle serate, quella notte, quello che non ho più.

Voglio ricordare e parlare di più di mio padre, trovare il coraggio per andare e tornare, la forza di accettare, insegnare l’arte di prendere una sconfitta, manco per il cazzo accettarla, tramutarla in rabbia, si la ,rabbia che come il gas, la benzina, è un propellente pericoloso solo se non lo sai usare. 

Raccontare la mia Sicilia, chiamare Claudia per dirglielo.

Correre verso la, tribuna dopo che ho vinto, dedicare un altro campionato a mio padre,trovare la forza di non piangere mentre scrivo di lui, abbracciare i miei giocatori quando sono felici. 

Devo ricordarmi di urlare quando passa il treno, di guidare piano respirando dentro il casco, di far scadere il latte meno volte, di tornare quindi a berne di più, di scrivere di notte.

Devo imparare a non pigiare la m al posto dello spazio mentre scrivo su questa tastiera, scrivere di più ai miei amici spagnoli, andarli a trovare, rimandare per il gusto di farlo, rispondere elencando disgrazie e malattie ai conoscenti che incontrandomi mi chiederanno se “è tutto apposto”.

Andare in Etiopia, rivedere tutti i film di Moretti, riassicurare la mia vespa e girarci un po il, sabato mattina.

Non lasciar perdere. Mai. 

Prendere ancora più treni, smetterla di fare indagini di mercato e preventivi per moto costosissime che so già in partenza di non poter comprare, trovare una fine ad ogni mio pezzo, brevettare tv e lettori cd in grado di capire che sto mangiando patatine e fette biscottate ed alzare il volume di conseguenza. Voglio andare più spesso a dormire da Gianvincenzo. Fare le foto alla gente che in treno dorme a bocca aperta, leggere il blog di senzaimmagini.com, l’internazionale, superbasket, tutti i libri che preferisco e che non elenco per sfregio.

Continuare a deridere chi crede che gli studi classici siano più importanti, chi dice di no ma si sente un grandissimo professionista ostentando oggetti costosi dei quali troppo spesso non conosce origine né pronuncia.

Parlare di Ulisse e viaggiare ancora non convinto che la terra dei Ciclopi sia una leggenda. Continuare a perseguire l’idea che mio figlio si chiamerà Ulisse.

Ridere della povertà di chi continua a dire parole delle quali non conosce il significato e di chi continua a confondere quel che gli conviene da quel che è giusto, di chi si sente misurato, di chi va d’accordo con tutti, di chi bugiardamente accusa di quello che fa e non lo capisce né lo ammette.

Dire che le canzoni di Rino Gaetano sono attualissime, aspettare che la gente concordi e scuotere la testa, godermi quelli che continuano a leggere questo blog ed a dire che sono eccessivo.

Voglio prendermi cura delle mie scarpe, annusare anche  i libri dello scaffale più in alto, convertire tutti i vhs od almeno trovare un lettore per poterli vedere.

Dormire di più, passare frontiere a piedi, decidere di volta in volta se ritornare, raccontare la mia storia.

…formattare questo pezzo ed aggiungere una foto di non so cosa, scrivere il prossimo, aggiungere altri propositi senza alcuna misura.

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