Revival

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Revival 80

E’ un sacco di tempo che non scrivo e come direbbe mia nonna, “me ‘o sento pe l’ossa”: è come un dolore costante, un bagaglio scomodo da portarmi dietro.
Ma sto bene perché sto lavorando al progetto più grande della mia vita, per cui si, sono stato impegnato ed ho scritto, ma altrove.

Oggi sto in Vespa, col Vespone anzi e siccome è metà pomeriggio c’ho voglia di “500 lire di pizza bianca”  perché mille è troppa, e poi non ce l’ho mai i soldi.
1000 lire andrebbe bene se fosse al crostino “che me dai ‘n millante ar crosta?”, ma la mia ordinazione era 500 bianca.

Davanti a scuola, accanto a Mimmo, il cartolaio dove scendevo le scale e s’apriva un mondo fra cancelleria, colori, odori di scuola e giocattoli che tanto poi mamma non voleva o non poteva comprare.
Ecco, lì a fianco ci stava la pizzeria ed entrando ed uscendo da scuola si prendeva la pizza.
Mi ricordo che i pacchetti bianca e rossa erano già pronti, tutti allineati: un gruppo da 500 ed uno da 1000 lire; divisi fra bianca e rossa.
Io mi incazzavo perché alcuni erano più piccoli ed altri più grossi e così non era mica vero fossero tutti da 500 lire.
Mia madre lo racconta ancora perché tanto finisce sempre per raccontare i miei difetti e poco altro: “era polemico pure da piccolo”.

Mi ricordo che Monica,  mia sorella, veniva a prendermi e non aveva che qualche spicciolo in tasca perché all’epoca era normale che uno uscisse senza soldi.
Mi ricordo le mie grane e lei che si frugava in tasca per trovare qualche spicciolo e prendere poi quella striscetta di pizza per farmi contento.
Ecco, non l’ho mai ringraziata abbastanza per quel suo essere disponibile, per quel suo combattere la vergogna di chiedere così poca pizza solo per farmi contento.
Ecco, niente colpi in canna, mai più, dopo le scrivo e glielo dico, che si ricordi oppure no! Questo mi fa venire in mente la storia dell’aranciata amara e del mio compleanno, ma forse di questo non ho ancora il “coraggio” di scrivere.

Guido il Vespone e Roma è cambiata: la scuola c’è ancora ma Mimmo non c’è più.
Gianvincenzo c’è ancora invece ma non è più seduto vicino a me, fra i banchi di scuola: adesso via skype mi ricorda che al posto di quella pizzeria c’è una pescheria: ma che cazzo di logica è?
I bambini andando a scuola comprano gamberoni per merenda?

Madonna che malinconia.
Il cucciolone, il gelato, “10 morsi, 10”, come diceva lo spot all’epoca. 10 morsi non sono mai stati però!
Allora mi ricordo quelle barzellette puerili, quelle scritte sul biscotto che poi finivo per leggere solo dopo i primi morsi, dovendo intuire i fumetti.
Quelle barzellette mi fecero teorizzare la “sindrome del comico che non fa ridere”.
Oggi il cucciolone c’è ancora, è più grosso, si chiama Cucciolone Maxi, ma ancora non arriva a 10 morsi!
Le barzellette sono cambiate invece, non ci stanno più gli animali che dicono quelle cose che finiscono per mettermi a disagio. L’elefante era il peggiore, era sempre inadeguato.
Adesso sono cambiati soggetti e grafiche e tutti sembrano un po più distaccati, anzi, stronzi, sono proprio stronzi; almeno però, mangiandolo, non mi sento più in colpa.
S’è persa la misura, ecco: al bar del campo da basket, il cucciolone Maxi costa 1,90€ che rispetto alle 500 lire della mia merenda da bambino sono un patrimonio !

Però oggi come allora: se lo vedo mica resisto (quasi come col Mordicchio)

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