Stuart highway, attaverso l’Outback, la terra rossa

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Quella che da Darwin scende fin giù fino a Port Augusta è una lingua di asfalto sporca della terra rossa tipica dell’outback australiano. Scura e rossastra la Stuart highway attraversa il paese da capo a piedi proprio come fosse l’arteria di un corpo da tenere in vita. 

Decine di road train, grosse motrici seguite da 3 o 4 rimorchi, infestano le carreggiate rendendo in qualche caso le manovre piuttosto apprensive: scendendo verso sud si ha la percezione che il paese cambi velocemente e che lo faccia lasciandosi alle spalle i tempi moderni, riguadagnando non una dimensione, un tempo del tutto originale ma un tempo fatto di pionieri, di esploratori, di caccia all’oro.

Road train

Sporadiche roadhouse si stagliano biancastre fra la terra rossa a bordo strada ed una vegetazione scarna ma ancora verde: piccole locande per lo più storiche od in qualche caso semplicemente malconce dove poter rifiatare dalla noia della strada perennemente dritta. Pompe di benzina museali ma funzionanti, posti a metà fra bar e pub dove poter ordinare un caffè o qualche semplice dolce, sale ristorante polverose e zeppe di cimeli lasciati dai viaggiatori: qui si usa lasciare una banconota con la propria firma così da essere certi, al  ritorno, di avere una birra pagata. In altri posti invece vengono lasciato cappelli, mutande, reggiseni, patenti di fuida o carte identità così che la roadh house aumenti colore, in qualche modo fascino, ed inevitabilmente polvere. Qui si  può pranzare con un sandwich dalle dimensioni ciclopiche e dal contenuto calorico utile a partecipare alle prossime olimpiadi e lo si può fare a costi raginevolissimi contrariamente al terrorismo fatto dalla guida e dagli australiani stessi che inviano aportare riserve di carburante ed acqua. È vero che il costo di entrambi aumenta via via ma è pur verso che nel giro di 200 km riuscirete a trovare cibo e carburante seppure di qualche cent più caro.

Daly waters

Le roadhouse somo cattedrali nel deserto, in senso quasi letterale, e vanno visitate non fosse altro per curiosità o per una sosta tenica: vecchie stazioni del telegrafo, mulini a vento, cisterne per acqua di recupero, qualche rottame di vecchie auto: un clima decadente ed interessante che fa di ognuno di questi posti un’irrinunciabile foto da scattare: tenete conto che non sono frequentissime e che quindi fermarsi aiuta a sgranchire le gambe e svegliarsi un po’ così come esortano a fare le centinaia di cartelli disseminati lungo la strada. La scarsa densità di popolazione è senza dubbio  influenzata da questa parte del paese: nom è raro infatti guidare anche 100 km senza incrociare un’auto, senza vedere uan casa, una fattoria e meno che mai una persona che a piedi non saprei dove potrebbe essere diretta.

Stuart highway

La monotonia del guidare, accentuata da cambio automtico ed cruise control è rotta solo da qualche saliscendi dove il tremolio del calore del sole cela qualche carcassa di poveri canguri investiti la sera o al primo mattino quando sfruttando il fresco escono per cercare cibo. I primi colpevoli sono i road train: considerate che visto il loro peso (motrice e 3 o 4 rimorchi spesso carichi di bestiame), per fermarsi completamente hanno bisogno di un km! Entando ed uscendo dalla strada primcipale occorre comsiderare quindi il loro avventò così da ponderare le manovre. Stessa cosa durante i sorpassi nonostante i grandi spazi della highway. Ecco quindi che canguri, dingo ed in qualche caso mucche, non abbiamo molto scampo comsiderata pure la presenza di innumerevoli fuoristrada che trainano lussuose roulotte, lussuose e così larghe da non rendere possibile la visibilità per il sorpasso: presto detto, sono loro che con un segnale con le frecce indicano quando sorpassare e quando no avvedendosi di veicoli nel senso opposto.

Tutti in strada si salutano: un gesto semplice ma significativo, evidente retaggio di un tempo e di un uso che fu, di un periodo nel quale più che oggi era raro incrociare qualcuno sulle strade desolate ed assolate e dove era d’obbligo sincersi che chi era fermo a bordo strada non aveva bisogno di aiuto ( spesso il saluto è un quasi impercettibile gesto fatto sollevando due dita dal volante).

Che altro prima di passare via via a dirvi delle tappe? Qui lungo la Stuart tutto ha un’aria rassicurante eppure futile: si attraversano km di nulla intervallati da fattorie mai viste ma solo intuite grazie ai capi di bestiame che, etichettati e curati, attraversano quando e cme vogliono mettendo a repentaglio la loro e la nostra vita. Qui ci sono solo persone di passaggio e quindi dei non rapporti fatti di chiacchiere brevi e pragmatiche, di sorrisi ospitali come quelli che da noi troveresti in autogrill se ci fossero memo coienti a stressare i baristi e se questi fosssro meglio pagati. Queste roadhouse, così come gli aeroporti, sono dei non posti, dei luoghi di non relazioni, dei posti “dove anche le rondini si fermano il memo possibile”. 

Esistono limiti di velocità ben segnalti come la maggior parte di incroci e pericoli, gira pochisisma polozia ma tutti rispettano le regole di una strada curatissima nononstante per un periodo dell’anno sia praticamente allagata dall pioggie.

Resta da capire dove diavolo conducano le piccole traverse di terra rossa dirette verso l’orizzonte a perdita d’occhio: fattorie, un villaggio, meteoriti caduti chissà quando nel deserto?

p.s. Si nella foto del road train quella accanto al bestione è la nostra macchinina che in realtà è un suv!

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