Golfetta

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Il salame Golfetta, il “salame prosciutto”, quello un po’ più rossastro, a fetta oblunga.

Preparato con carni scelte di prosciutto italiano, dalla forma accattivante, stagionato in tela di cotone, il Golfetta è un piacere unico ed autentico, dal gusto inimitabile. Leggero e gustoso, soddsifa le esigenze nutrizionali del consumatore moderno

Il consumatore moderno…rendiamoci conto! Un salame leggero, ma di che stiamo parlando?
Un salame stagionato in tessuto vero e proprio, che classe!

Io mi ricordo che non sapevo cosa fosse, che lo vedevo li in mezzo agli altri salumi e che si capiva fosse di un’altra caratura, che fosse una specie di salame che vuole distinguersi, un alimento di quelli che poi vengono definiti primizie.

Così adagiato che pareva una modella in posa in attesa che finissero il suo ritratto. Un salume un po’ altezzoso, uno che oggi definiremmo radical chic, comprato da pochi, per pochi, per chi sa apprezzarlo.

Io al massimo alle scuole medie compravo una pizzetta rossa ma croccante oppure qualcosa di punk tipo una rosetta con la finocchiona, tanto per scoprire cosa fosse visto che a Roma non c’era.

Non lo so se mi sembrasse più stronzo il prosciutto di Praga oppure il salame Golfetta: stavano li, quasi dimenticati, eppure pensavano, era evidente, di essere una élite, pensavano di poter dire la loro, di imporsi ed essere sempre al centro del bancone, specie se in alto, dietro al salumiere.

La mia è una famiglia che ha fatto la guerra, che ha quasi dovuto mendicare per mangiare, che ha cercato e trovato espedienti, che ha combattuto e che è risalita, cresciuta via via. Nella nostra logica il salame prosciutto, chiamato appunto così per distinguerlo, per indicare che la qualità era alta, quasi inarrivabile, non c’era.

Il salame golfetta, ma voi ve l’immaginate entrare da Nunzio il fornaio e chiedere una cosa del genere? Li potevi chiedere cose più sempliciotte ma forse ancora oggi più buone. Il “prosciuttocotto” de Norcia, tutto una parola con “de”, importante, per richiedere una qualcosa che oggi diremmo dop.

La mortadella ma con i pistacchi, ecco, ma mai e poi mai il salame Golfetta.

Noi siamo gente da ciriola e salame Milano, al massimo l’ungherese che ha quel gusto etnico, di oltre confine. Pizza e mortazza, ma dove vogliamo andare?

Io il salame Golfetta l’ho sempre guardato con una sorta di misto fra ammirazione e rispetto , come un traguardo alimentare di quelli che uno raggiunge quando finalmente s’è sistemato. “Hai visto quello?!?! S’è comprato due etti di Golfetta”, detto fra se e se, come quando alla mente appariva l’assioma del telefono cellulare: “quello c’ha i soldi, ho visto che c’ha il cellulare

Altro che crostini burro ed alici, sorseggiando champagne, che pure mi sembravano un ottimo traguardo, io volevo il salame Golfetta, ecco tutto. Io l’ho capito quel giorno che Daniela ci aveva preso i panini, che mordevo quel pane al latte pensando che raramente avevo visto un panino così da stronzi. Però era buono e la cura di quel gesto sanava le mie remore, i miei pregiudizi, sia sul pane al latte che alla fine mi ricordava le scuole elementari, sia su quel salame da ricchi.

Poi però non l’ho più comprato perché pensavo cose tipo mio padre “ma lascia perde”, “ma che te metti a fà” “ariverà pure er tempo tuo” (si lui parlava così, buttando pure la testa un po’ all’indietro”).

Così l’altro giorno, quasi due anni dopo, in pausa pranzo, alla Coop vicino l’ufficio, l’ho rivisto, sempre li in mezzo al bancone dietro alla spalle del salumiere. Mi è sembrato tipo un nobile decaduto, tipo un cantante un po dimenticato ma sempre valido che finisce a fare i concerti nei posti di provincia, soprattutto d’estate.

Eccolo là, alla Coop eh?, e che ti credevi di stare in quelle gastronomie elitarie di Roma in mezzo ai prosciutti iberici, ai formaggi francesi? Eccoci qui, alla Coop, io e te. E allora, lo vedi che “fai tanto er coso, e poi…

Ecco, “…per me un panino con il salame Golfetta, detto con una specie di luce negli occhi che si vede solo quando il protagonista di certi film si atteggia ordinando da bere qualcosa di molto particolare.

Ho del tutto vinto la mia sfida personale quando poi mangiandolo mi sono sentito a mio agio capendo che in effetti era come per lo champagne ed i crostini burro ed alici, ormai qualcosa di mio, di raggiunto, di metabolizzato come gesto più che come cibo.

Poi mi hanno spiegato che è un salame pieno di conservanti, che non fa bene ed allora mi sono sentito svuotato come quando scopri il trucco di un mago e quel salame m’ha pure fatto pena lì alla Coop perché ci aveva provato, si era innalzato, si era costruito una personalità, un personaggio che poi era stato in qualche modo smascherato.

Però è buono” detto come a rassicurarmi perché forse si era visto che ci ero rimasto male, che la testa mi frullava chissà dove. Allora come un bambino mi sono sentito rasserenato.

P.s. A Praga io ci sono stato: il prosciutto cotto di Praga non c’è, ho verificato in più posti, se avevate intenzione di andarci per questo quindi potete evitare.

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