Ho fatto male

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…poco fa, prendendo un pezzo di cioccolata dal cassetto.

Un pezzo troppo piccolo per convincermi, per avere coraggio e voglia di  fare, dopo il caffè.
Il barista non aveva il resto quando ho pagato il suo terrificante caffè sovraestratto: e c’ero stato apposta per avere il resto, comperare l’acqua al distributore automatico: dicono che io debba bere.

Si si, pure se non ho sete.

Seduto sul cesso, telefono alla mano, brutto e post vino, stamattina  mi chiedevo se avrei fatto bene ad andare avanti nella giornata.
L’idea alternativa era passare la tarda mattinata in un supermercato triste di periferia, perché finalmente ho capito Chinaski e perché il Gianvi, via telefono, ipernutriva lo scazzo raccontandomi di una riunione alle 10.

E se le 10 ci sembravano un alba lavorativa, “un presto” intollerabile, allora si, ho fatto male ad insistere, scegliere con fatica estrema cosa mettere, salire in metro e venire fin qui.

Anche perché poi, mentre leggevo, è arrivata lei, la rumorosissima cantante metropolitana.

E non riuscivo a seguire il filo, a capire cosa leggevo.
Non ho trovato di meglio da fare che concentrarmi sul discorso qualunquista del tipo accanto a me, rivolto alla signora più in la: le tasse, l’ IMU , notizie vecchie, vendute come nuove a loro insaputa, sul giornale gratuito distribuito in cima alla scalinata della fermata.

Si,  ho fatto male.

E poi ora non ricordo più cosa volevo dire.

 

Massimo

 

P.S.
se doveste cercarmi, nel pomeriggio, sarò perso in libreria senza sapere cosa cercare, stranitissimo causa libri che altri scelgono.

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