L’oasi di Udaipur

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Udaipur è la nostra ultima tappa del tour del Rajasthan anche se di fatto ne è fuori e ci permette di concludere il tour nella maniera migliore visto che si presenta, seppure sotto la pioggia, pittoresca (sulle rive di un lago) e piuttosto tranquilla.

Qui le persone non mettono pressione nei negozi e non chiedono ossessivamente mance ne offrono con altrettanta insistenza servizi, taxi, tuk tuk e quanto altro nessuno ha in realtà chiesto loro.

Finalmente è possibile camminare senza troppo traffico, cercare autonomamente, se lo vogliamo, una corsa in tuk tuk, riflettere su cosa eventualmente comperare.

Il tutto, stando a quanto spiega un vistoso cartello in hotel, frutto di una sorta di codice comportamentale stabilito fra negozianti, albergatori e polizia che qui ci è sembrata presente, attiva, e non corrotta come evidentemente è altrove.
Per spiegare in breve la questione corruzione basti pensare che in alcuni casi la polizia ferma i tassisti diretti agli aeroporti allo scopo di “multarli” certi che il tassista potrà dare loro qualche centinaio di rupie che di certo ha guadagnato dallo pseudo ricco occidentale.
La polizia gira armata di bastoni ed osserva panciuta ed annoiata il traffico impazzito se avviene un incidente si crea un nugolo di persone che guarda e certe volte la questione si risolve a bastonate fra automobilisti.

Il codice cavalleresco delle dinastie dei Maharaja o dei Lord colonizzatori dove diavolo è finito ?

Lungo la strada per Udaipur ci siamo fermati in un tempio giainista molto bello e piuttosto isolato, fra i monti. Montagne che offrono escursioni di trekking ( credo non molto organizzate) e meravigliosi paesaggi.
Nel tempio stavolta ci sono controlli più stretti per poter garantire il rispetto della religione. Sono stato costretto ad indossare un paio di pantaloni presi in affitto perchè i miei erano corti ed a lasciare fuori dal tempio scarpe, sigarette, acqua ed il cavalletto della macchina fotografica perché considerato un arma.

È sfuggita invece al controllo la mia cintura di cuoio, trofeo dell’uccisione di un animale secondo la loro idea.
Da notare che qui le donne durante il ciclo mestruale non sono ammesse anche se il cartello indica questo specifico divieto usando il condizionale.

Udaipur è un posto sereno come detto, fatto di negozi di artigianato locale, dei classici negozi di tessuti e creazioni in argento che però sono risultate piuttosto costose per le nostre tasche. La polizia è presente ed interviene, i tuk tuk sono parcheggiati nella apposite aree. Possibile tutto sia effetto del solo accordo fra albergatori, autorità e popolo? Troppo bello per essere vero.

Fra i negozi nei vicoli, abbarbicati sulle collinette che si ergono dal lago ho scovato un negozio di musica gestito da Krishna, un musicista indiano che offre lezioni di musica, servizi e vendita strumenti musicali.
Parlarci è uno spasso ed una costante scoperta di strumenti assurdi e mantra da recitare suonando per riuscire a tenere il ritmo.
Ha suonato per noi le tabla indiane, tamburi fondamentali per la musica tradizionale del posto, ci ha spiegato come funziona la tromba indiana che ho a casa e che non ho mai capito ne come si chiama ne come funziona, ci ha intrattenuto con aneddoti che hanno preso forma attorno alle note lanciate da strumenti tanto strani quanto rilassanti.
Il sitar, ricavato dalla zucca vuota, è uno degli esempi più noti e più esplicativi, seguito dalla ciotola da suonare con bastone di legno per la meditazione, ciotola usabile anche come bicchiere d’acqua per la notte ma solo se hai mal di stomaco.
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...se invece la suonassi riempita per metà di acqua e sul fondo è cesellato un Buddha, questo ti parlerebbe…
E che dire dei Raga indiani? I famosi pezzi di musica emozionale tradizionale indiana, mi dice, hanno effetti cosmici. Se sei un buon musicista e suoni il Raga per la pioggia, ovviamente poi piove perché suonando tu musica sacra e tradizionale indiana, quindi vicina a Dio, questo interviene commosso.

La città come dicevo è carina, “passeggiabile”, piuttosto economica e ben fornita di ristoranti che offrono terrazze da cui godere il tramonto. Tramonto che ci sfuggirà nonostante la costante rincorsa culminata in una gita al Palazzo dei Monsoni (difficile arrivarci perché il tratto di strada finale è vietato ai tuk tuk e perché occorre pagare un biglietto di ingresso per le auto che devono essere taxi governativi o taxi guidati da guidatori abilitati ed esperti. Il palazzo in decadenza offre un ottimo paesaggio ed è in zona collinare fuori dalla città. (circa 10 km).
La causa del tramonto mancato è appunto il monsone che soffia e fa piovere con violenza costringendoci al rientro in città.

Tornati nei vicoli abbiamo scovato un negozio di un mercante di tessuti che afferma, come quello conosciuto ieri, di girare il mondo portando i segreti della tradizione tessile indiana. È particolarmente gentile e giovane, non ci mette pressione, ci spiega le differenze fra le lane, seta ecc : il riassunto è che in Italia, tanto per cambiare, arriva il peggio, che crediamo che la seta sia il top e così non è, che paghiamo troppo per quel che invece vale meno!

La lezione tessile è culminata con la mia poco attinente richiesta che verteva su snack di cucina indiana da abbinare ad una birra prima di cena: la risposta è vegetable pakora. Misto di verdure pastellate con acqua ed una farina di lenticchie gialle miste a spezie in dosi e qualità praticamente inspiegabili ma maledettamente gustose.

Poi, che la pashima sia della sola lana del collo dell’animale è anche interessante ma… Mangiare pakora, bere birra e godersi la violenza della pioggia monsonica dalla terrazza del piccolo hotel ristorante vince su parecchie cose, no?

Il nostro albergo è bello, ben curato, pulito, organizzato ed in riva al lago. La cena ci costa 18 euro in due ed oltre che infinitamente buona è anche bella nella composizione dei piatti.
Ho provato
un misto di montone marinato nelle spezie con aggiunta di salsa di menta: carne cotta nel forno tandoori: ottimo e leggero, giuro.
Il nome è assurdo e non lo ricordo: tutte consonanti comunque.
Nei menu, cosa ottima, oltre al nome, per i piatti elaborati, compare la spiegazione in inglese.
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Unico difetto dell’hotel è aver ospitato un gruppo di americani che di notte si riunisce nel cortile e beve intere bottiglie di vodka urlando fino al mattino.

Udaipur è assolutamente promossa e consigliata sopratutto per chi è alla ricerca di un posto romantico.
Credo che con un meteo più clemente sarebbe ancora più apprezzabile. Una inspiegabile ma adorabile oasi per poter rifiatare del traffico folle delle altre città e per camminare fra la gente e fra ci negozi eventuali senza pressione di acquisto continua.

Quasi dimenticavo: il tempio della moto è piuttosto improvvisato ed è costituito da una teca entro cui è chiusa la venerabile moto di cui ho già raccontato giorni fa; visita simbolica visto che, mi si dice, serva a proteggere chi viaggia in moto…

Massimo

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