Chennai, che il sud abbia inizio

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Il viaggio, pur senza motivi reali, ci ha caricati di ansie ed aspettative.
Il tempo in volo, speso fra film ed appunti da leggere ha stemperato via via un clima stupidamente introverso del quale ho saputo parlare a fatica.

La sosta in Germania forse è il vero inizio del viaggio.
Da Francoforte in poi l’India e gli indiani si manifestano a suon di rutti ed odori di pasti speziati ai quali la compagnia tedesca si piega dopo i convenevoli ed i classici salatini di benvenuto.

Chennai, anche se vista a notte fonda pare più organizzata se paragonata a new delhi e molto meno caoitca. Nelle spaventose virate le ali dell’aereo paiono quasi toccare il mare che ci separa dalla pista di atterraggio e grosse chiazze di buio intervallano i gruppi delle anemiche luci dei “quartieri”.

L’aeroporto pare una foto degli anni 80 fra ventilatori affaticati e vecchi sdruciti sedili che vuoti vigilano nelle deserte sale d’attesa. Baffuti inservienti ossevano i passeggeri toccandosi i piedi nudi.

…e comincia la “fuffa” indiana, le procedure all’ufficio immigrazione, i timbri, i quadernini sui quali gli ufficiali serissimi appuntano inutilità. Ci tengono a mostrarsi seri e così passiamo a ripetizione sotto i soliti metal detector di legno, mostriamo i visti appena timbrati ad un ufficiale seduto 10 metri esatti dopo il bancone dove il timbro stesso è stato apposto…

Il nostro autista, contattato tramite agenzia ( internet, makemytrip) ci attende e ci accoglie in una nuovissima chevrolet che ha appena un mese di vita: sorpresa, ha una statuetta della Madonna, è cristiao cattolico e senza razzismo posso dire che si vede ,che si distingue dal classico indiano per il modo di vestire, parlare, comportarsi.

Subito dietro al taxi un uomo aspetta, non sapremo mai chi o cosa, dormendo sul marciapiede. Camicia, pantalone e scarpe ordinate: schiaccia un pisolino dietro alla nostra auto, nella polvere del marciapiede.
Ora si, il clima e l’atmosfera sono indiani.
Caldo che opprime, umidità ma per ora bel tempo e gente sdraiata in terra.

Traffico azzerato anche se Simpson, l’autista, ci conferma che domattina sarà tutt’altra musica. Piccoli motorini silenziosi, centinaia di cani malati ma piuttosto vivi ed agressivi che inseguono i pochi passanti.
L’hotel è più che dignitoso e Chennai pare così come intravista volandoci sopra. Più regolamentata, più tranquilla, più vivibile e forse emancipata di quanto non avessimo visto su a nord l’anno scorso.

I ragazzi della hall ci esortano a gettare in terra il mozzicone di sigaretta appena fumata; in strada, a sopresa, ci sono secchi dell’immondizia e se sono pieni, segni che qualcuno li usa. Chiedo un acenere ma…is normal sir, here, here, e mi indica di gettare in terra.

Il sud India è diverso da subito: abbiamo incontrato donne che laorano in aeroporto, nei lavori stradali : è già un passo avanti, un segnale che in questo stato ( Tamil Nadu) la religione non governa tutto ( non sono affatto solo induisti).

Mamallapuram, domani. Appunti da leggere, strampalati voucher che Simpson ci ha inbustato in una meravigliosa busta fatta di giornali riciclati.

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