Aix

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Aix en provence sa qualcosa da molto tempo prima di me, qualcosa che io ancora non so riconoscere alla perfezione ma che riesco a sentire fra quelle piccole strade.

E’ un posto esperto di giovani e delle loro storie, ne ha tutta l’aria;  continua a ricordarmelo in ogni scena che vivo camminando, soprattutto attraversando il piccolo passaggio che collega il corso alla piazza.

Ho immaginato le sere alcoliche e la leggerezza degli universitari dai quali avrei tanto da imparare, le serate di adolescenti alle prime uscite. Ho immaginato l’indipendenza degli adulti del posto o quella dei giovani migranti italiani, soddisfatti solo a tratti dal cambio di vita eppure così sereni, al telefono con casa, per mascherare un po’ il disagio.
Ho sentito tutto di quelle sere solitarie, compreso l’odore di fritto che invade i vicoli sul retro delle piccole cucine dei locali; un odore  che ha una forza ed un sapore particolare solo se lo annusi mentre rincasi deluso dalla giornata ed instabile dal bere.

Mi sono lasciato stringere gli occhi dalla luce dei lampioni, dai riflessi del milione e mezzo di gocce d’acqua cadute ordinate sulle panchine oppure in equilibrio precario sulla fila di luci stradali di Cours Mirabeau: è lì che quelle sere immaginate hanno preso forma, un po’ demoni, un po’ muse.

Così l’idea di Aix, che si è andata cementando dentro di me è quella di un posto tranquillo e provinciale nel senso più che positivo del termine. Un’idea che poi è diventata sensazione ed oggi positiva convinzione, voglia di tornare di respirare fino a gonfiarsene il petto.

Fra quei palazzi piccoli o grandi ma comunque eleganti, quei viottoli al turista così anonimi ed al viaggiatore così indispensabili ho sentito chiarissima la voglia di tornare, la stessa voglia che altre volte mi ha sorpreso assorto su un volo di ritorno.

Aix è densa come Berlino, con le dovute proporzioni: c’è molto da vivere, sentire, non tantissimo da vedere.

La piccola ragazza della formaggeria del passaggio mi ha chiesto di Berlino e mi ha raccontato di come la immagina: mi ha spiegato involontariamente quella sensazione che non avevo mai riassunto in una sola parola: energia.

Aix come Berlino, cerco di spiegarle; lei è incredula, io stupito vista la differenza di storia, paesaggio, estensione. In proporzione direi che la Francia batte la Germania alla grande.

“Energia”, pronunciato in quell’italiano reso frizzante dall’accento francese, ha riassunto in un colpo quel che andavo raccontando di Berlino e quel che cercavo di Aix.

E adesso non so come chiudere.

Forse è per il fatto che sento come appena iniziata un’altra avventura.

 

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