Bled – Bohinjska Bistrica – Zelezniki – Tolmin – Bovec – Bled

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Qui all’ostello di Bled  Milos e sua moglie mi trattano diversamente dagli altri viaggiatori ed ormai ho il mio posto qui in cucina, il mio “solito letto”, i miei ritmi e le mie abitudini.
Le loro telefonate, durante il giorno mentre sono in giro in moto, per sapere dove sto, se ho trovato la strada, se tutto procede sono un bene inspiegabile, nutriente ed inaspettato.
Così me ne sto qui: è bello accogliere gli altri turisti, preannunciati la sera prima da Milos che sorridente viene a cercarmi in stanza o qui in cucina per avvertirmi di chi arriverà, precisandone la provenienza. E’ come fossi uno dello staff nonostante sia stato qui, fra prima ed il ritorno, 4 notti in tutto: la sensazione mi piace e forse rimarrò ancora, senza un vero motivo se non i giri in moto, se non questi ritmi, se non il camminare sui sentieri di montagna, vuoti e resi un po’ cattivi dal meteo di questi giorni.

Stamattina ho chiesto a Milos una strada da fare in moto: abbiamo studiato la mia cartina insieme ed abbiamo deciso. Sono partito alle 9 per sfruttare il meteo migliore della mattinata: verso il Lago Bohinji, percorrendo la strada numero 911 verso Zelezniki , da imboccare subito dopo Bohinjska Bistrica, poi la numero 403 verso Tolmin e Bovec.
Ho deciso volutamente per questa strada, ripida, non asfaltata, la 911: non ho pensato troppo alla pioggia.
Circa 35 km, una lingua di terriccio piuttosto battuto e ghiaia. Nessuno a parte qualche cacciatore più a valle: credo sia una vecchia strada oramai in disuso se non per escursioni. La strada è stretta ed incrociando le rare macchine (ne avrò contate in tutto 5) occorre quasi fare manovra pur essendo in moto.
Ho scelto questo percorso per giocare a perdermi, per respirare quassù qualcosa di diverso dal circuito classico, turistico, più propriamente noto.
Ammetto, è stato incosciente: la guida in salita è difficoltosa visto che ad ogni colpo di gas la moto scoda un po, e che in discesa è da matti: la moto non è da fuoristrada e frenare col freno anteriore è un semi suicidio. Ma basta un po’ di esperienza, niente di così folle o difficile.
Guidare qui è stata un’avventura, sopratutto salendo, man mano, immergendomi nella nebbia, perdendo riferimenti, guardando solo gli alberi al lato. Non ho potuto scattare troppe foto: è impossibile fermarsi, soprattutto così, nella nebbia, con la pioggia: la strada poi s’è fatta veramente cattiva, piovendo. E’ aumentato il fango, diminuita l’aderenza e calata più nebbia.
E più succedeva più ero stupidamente soddisfatto: per parecchi km ho creduto di aver sbagliato direzione (sono presenti dei bivi la cui dimensione non suggerisce “strada principale” o “secondaria” e non essendoci cartelli…) ma non potendo chiedere a nessuno ho preferito proseguire visto che di benzina ne avevo abbastanza. 250 km totali, una guerra di 8 ore. Bellissima. Uno scontro tranquillo, una festa su per i monti: io ed il temporale.
Stamattina mi piaceva l’idea di sfidarlo andandolo a trovare a casa sua, lassù nel parco del Triglav. Circa 250 km da guidare fra montagne e vecchie strade sterrate, passi di montagna (ho Ripercorso il Vrsic da 1611 metri) e paesaggi che riempiono gli occhi.
Guidare nel freddo e nella pioggia mi ha ricordato l’impresa di Caponord.

Sono tornato in ostello, scrivo dalla “mia cucina”, preparo una zuppa di piselli, bevo vino rosso, fumo il mio Toscano parlando con una copia di Svedesi (lei gioca a basket).
Non conosco ancora elle prossime tappe: sto pensando di scendere in Croazia: molte delle persone incontrate, soprattutto i viaggiatori in interrail vanno verso Zagabria, città  che non ho mai visto e che potrebbe essere una buona idea.
Sono un po’ stanco e combatto con una contrattura alla schiena causa freddo ed umidità per la pioggia, potrebbe esser meglio, quindi, guidare meno km e salire su in Austria.

Io ed il temporale abbiamo fatto pace.

Ora c’è il sole qui a Bled ed ho promesso alle piccole figlie di Milos che scenderò a giocare qui fuori con loro.
Mancano molte parole stasera, alcune per scelta.
Credo che quelle che ho scritto non racchiudano davvero il senso di questa giornata, dei pensieri esplosi nel casco o lungo la via del ritorno qui, maturati nella telefonata a mia madre, sempre più  preoccupata.
Così ecco qualche citazione che rileggo spesso, qualche parola che porto sempre dietro e che di certo riempirà meglio delle mie parole questa e le prossime pagine…

 

Due anni lui gira per il mondo: niente telefono, niente piscina, niente cani e gatti, niente sigarette. Libertà estrema, un estremista, un viaggiatore esteta che ha per casa la strada. Così ora, dopo due anni di cammino arriva l’ultima e più grande avventura. L’apogeo della battaglia per uccidere il falso essere interiore, suggella vittoriosamente la rivoluzione spirituale. Per non essere più avvelenato dalla civiltà lui fugge, cammina solo sulla terra per perdersi nella natura selvaggia. (Christopher McCandless)

C’è una gioia nei boschi inesplorati, C’è un’estasi sulla spiaggia solitaria, C’è vita dove nessuno arriva vicino al mare profondo, e c’è musica nel suo boato. Io non amo l’uomo di meno, ma la Natura di più ( George Gordon Byron)

 

C’è tanta gente infelice che tuttavia non prende l’iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l’animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l’avventura. La gioia di vivere deriva dall’incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell’avere un orizzonte in costante cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso… Non dobbiamo che trovare il coraggio di rivoltarci contro lo stile di vita abituale e buttarci in un’esistenza non convenzionale… (Christopher McCandless)

 

 

 

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