Ago 09
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Così io mi ricordo quel caldo secco del giorno ormai già andato e noi stanchi e soddisfatti, caduti in un sonno scomodo ma irrinunciabile, mi ricordo l’arrivo del freddo della sera in arrivo, quella chiara dispersione della terra che si riposa, raffreddandosi di colpo, come spegnendosi al tramonto.
Mi ricordo il fragore delle ruote del piccolo bus attrezzato che insisteva sulla ghiaia delle strade approssimative che si aprivano il largo, nere e sassose, fra la terra rossa del centro Australia. Sentivo tutto tenendo gli occhi chiusi, allontanando pensieri e dolori.
Avevo serrato i denti traballando sul piccolo sedile, li avevo serrati poco prima di cadere fra la stanchezza e la soddisfazione del percorso della mattina, prima di isolarmi dalle chiacchiere sconquassate e multilingua degli altri passeggeri. Sentivo la bocca secca e la mascella stanca, l’odore della polvere sulle mie labbra e guardavo le tue, chiuse e leggere: una forma morbida, mai arrabbiata come invece è spesso ingiustificatamente la mia. Mi era capitato di mormorare nel sonno gli stessi percorsi, quelle stesse orrende parole crude e secche come sono certi rami di quegli alberi patiti che vivono lungo la strada. Continua a leggere….
Gen 25
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Discendendo la schiena sinuosa del Mekong, fra Laos, Vietnam e Cambogia c’è tempo per pensare e per riscoprire ritmi che non appartengono più alla nostra società definita presuntuosamente evoluta.
Le sampam, barche lunghe, sottili e rugose come frecce primordiali, solcano l’acqua verdastra e calma mentre attorno percepisco come una presenza costante l’umido del caldo di giorno, il fresco della notte. C’è silenzio ed è rotto solo dagli animali che lungo le sponde fangose oppure in acqua riescono ad animare il quadro.
Tengo gli occhi puntati ovunque, aperti e larghi; tengo lo zaino fra le gambe e custodisco dentro una voglia di catturare tutto, per riuscire a metabolizzarlo, senza però riuscire a farlo davvero nella pratica.
Sento dentro una smania smisurata, un senso di impotenza nato davanti alla meraviglia di quella quantità naturale; sento dentro che “andare” e “scoprire” sono sentimenti palpabili. Continua a leggere….
Ago 23
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Come un brivido di freddo risaliamo veloci lungo la schiena della Finlandia percorrendo la sua spina dorsale fatta di lunghe e silenziose strade.
Appena sotto la linea del circolo polare artico, a pochi km dal confine con la Russia si sviluppa il parco nazionale di Oulanka: al suo centro, in inverno stazioni sciistiche e d’estate cottage estivi, spazi per attività outdoor in senso vario. Ruka è la nostra scelta ed il Lisaki village si rivela fantastico visto che per scarsi 70€ ci mette a disposizione un mini appartamento completo di cucina ed una macchina per asciugare i vestiti, del tutto diversa dalle classiche asciugatrici che siamo abituati ad usare, utile, ci spiegano, soprattutto in inverno, rientrando inzuppati dalla neve se si vuole esser pronti a riuscire in breve tempo.
Ago 21
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Il sole è già alto che la notte non è ancora finita, biondissimi bambini senza l’apprensione delle mamme pedalano su strade semi deserte.
Non è il periodo giusto per il sole di mezzanotte ma le ore di luce sono comunque molte di più che a casa
Un cielo di un azzurro vivace ed il fresco di prima mattina ci sferzano smuovendoci dal torpore del viaggio e del sonno frettoloso; in aeroporto il ritiro auto va senza problemi visto che chiunque qui parla inglese.
Una Skoda, noiosissime strade e limiti di velocità che non ricordavo così rigidi né bassi: le prime ore scorrono lente sfilando eleganti e magrissimi abeti rossi nudi per la maggior parte del tronco.
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Ago 21
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Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, affrontando solo i fatti essenziali della vita, per vedere se non fossi riuscito a imparare quanto essa aveva da insegnarmi e per non dover scoprire in punto di morte di non aver vissuto.
Un volo praticamente vuoto, un servizio algido ma efficiente, un paio di puntate su Netflix e così le luci di Helsinki già spuntano sotto la pancia di ferro del piccolo aereo. L’aeroporto è asettico e silenzioso, vuoto di passeggeri ed inservienti, vigilanti. Sono chiusi perfino i negozi: eccola la prima Finlandia che ci accoglie.
È tutto pulito ma vuoto, silenzioso che pare qualcuno dorma, qualcuno che però non puoi vedere visti i corridoi deserti, i soli cartelli a dare indicazioni. Il coronavirus non c’entra: questo è il paese più scarsamente popolato dell’Europa ed uno fra quelli più organizzati e rispettosi. Non c’è bisogno di usare mascherine a meno che non si sia in luoghi affollati che praticamente pare non esistano per definizione visto che anche ai nastri per il ritiro bagagli non si è più di 30.
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