Casual blue friday

No Comments

Questo post è stato letto 770 volte!

Casual-Friday

Se avessi seguito il casual friday questa settimana sarei stato perfetto visto che ho scelto un umore blu che poi, inconsapevolmente, è abbinato a cintura e scarpe dello stesso colore.  Una specie di ulteriore tradizione ereditata che poi mi urta il sistema nervoso, più che altro per quelli che dicono di seguirla sentendosi alternativi.
Mi vesto da me, comunque vada, e siccome non soffro a farlo durante la settimana, non soffro manco di venerdì, e poi il mio è un gran costume, “il mio clown”.

“Opinioni di un clown”, libro che è rimasto sul mio comodino per tanto tempo, incompiuta lettura, a tratti piacevole a parte scorrevole come un cubo senza manici da trascinare sulla spiaggia.

Stamattina sono entrato a lavoro ancorato all’idea di organizzazione e determinazione di una mamma turista nord-europea che scattava una foto, mettendoli in posa, ai figli ed al marito, nel vagone del metrò. Il marito era a disagio e guardava dal lato opposto mentre lei temporeggiava costringendolo a guardarla per verificare avesse fatto oppure meno, finendo, via via, per aumentare quella specie di disagio. Ho in testa gli occhi chiari del bambino più piccolo, il viso sgraziato di adolescenza delle figlia occhialuta, l’odore di borotalco del mio profumo, la mia borsa marrone ed una mattina di traverso, da ingoiare rumorosamente e storta, come fosse un mattone, una notizia che non avresti voluto sentire ma che poi in fondo t’aspettavi.

La scorsa settimana ho trovato lavoro in Estonia: mi hanno contattato, qualche e-mail in inglese ed il pre-colloquio era bello e fatto. Ho rifiutato l’offerta però, per via dello stipendio un po troppo basso e perché a cambiare del tutto vita, adesso, non ci penso del tutto visto che vorrei si sistemasse definitivamente la questione casa e quella del lavoro sul quale ancora pende un commissariamento che blocca, appunto, l’altra questione.

Fa caldo, mi rifugio camminando all’ombra dei palazzi del centro, li guardo dal basso, lento come da bambino guardavo lento mio padre che mi sembrava un Gigante, al di là dell’altezza ; rispondo a qualche messaggio di mia sorella che mi parla del caldo e che porta avanti una conversazione come farebbe un anziano in un ascensore.
Soffro di bozze non completate, di sonno arretrato e di vecchi fantasmi che vengono a trovarmi mentre dormo, finendo per avvelenare, di riflesso, i miei viaggi in treno, vissuti con la testa che ciondola cercando una posizione per riposare collo e mente.

Nella polvere di un pomeriggio a villa Adriana ho pensato alla bellezza dei concerti d’estate, a quel caldo minore che ti pare fresco confrontato con l’afa del giorno e che ti fa star bene  seduto lì, ascoltando musica che pare tappeto e soffitto perfetto per quello sfondo incredibilmente trascurato eppure così importante per i turisti.

Quello in arrivo, per la gioia di mia sorella, sarà un fine settimana molto caldo.
Non girerò in moto, devo sistemare svogliatamente casa, guardando di fretta mobili e suppellettili: di sfuggita come di sfuggita si guarda una persona che non vorresti vedere e che speri, essendo visto, di non essere comunque costretto a salutare.
Mi pesa e disamora l’idea di non sapere se dovrò lasciarla, così ho cominciato una sorta di relazione complicata per cui ci godiamo poco a vicenda: ci sto di rado e solo di notte, ci viviamo poco e ci ascolto persino poca musica dentro, il che, per chi mi conosce, è di suo parecchio indicativo.

Stasera facciamo pace: da Amazon sono arrivati due nuovi cd, frutto di offerte e carenze varie medicate a colpi di Nina Simone ed Albert King. Per l’occasione rimanderò lavori al pc, foto da sistemare.

“L’ansia del tempo che passa ci fa parlare del tempo che fa”

Questo post è stato letto 770 volte!

Lascia un commento

Devi essere connesso per commentare.


free counters