Moto perpetuo

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Sophie, la moto non va più. Sono inchiodato qui e nessuno sembra aver mai visto una moto moderna, o almeno come la mia.

Vorrei tornare a casa, sono stanco e mentre mi passo le mani fra i pochi capelli impolverati mi sento più stanco ed affannato, ma forse è solo il caldo. Mi prendo un po’ di tempo per scriverti, poi troverò invece il modo di inviarti questa pagina.
Ho fame ma per la cena dovrò ancora aspettare qualche ora. Ho deciso di razionare un po’ i soldi cosi che qualche scelta di vita sia piuttosto estrema, per ora, per fare in modo che il viaggio prosegua, che io possa andare più lontano, verso dove o cosa questo no, non lo so ancora.

Oggi ho riguardato la foto di mio padre, quella in moto dove posa come fosse un attore di quei film anni 60 dove lui è il bello della situazione: forse è così che si sentiva, forse è così che lo vedo. Credo che quando si comincia a guardarsi in un certo modo poi è così, in quel modo che si finisce per apparire, non credi?
Quanti ricordi legati a questa foto, alle moto, ai viaggi, compreso questo. Ho ripensato a quando sono finito in terra per girarmi a guardarla, a come posso riderci ora, a come mi sentì stupido allora. Fu sempre colpa sua, di Loretta, ricordi? Mi girai per farle un cenno, scivolai come un bimbo alle prime armi: forse era una metafora di vita. Continua a leggere….


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