Dala

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Dala, una gioda turistica

Così appena al di là del fiume, Dala ci aspettava silenziosa e scura come una marea notturna.

Grossi e panciuti traghetti ogni 20’ attraversano la Yangoon River per trasbordare circa 1000 persone alla volta fra pendolari e Dio solo sa cos’altro. Una piccola strada fangosa conduce al molo dove s’affollano umani ed animali pronti per salire sul prossimo traghetto. C’è confusione, un piccolo mercato lungo la strada, gente che grida, che vende biglietti di quella che credo essere qualcosa di simile ad una lotteria; c’è polvere e caldo, c’è gente scalza che ci offre del cibo, ci sono gli immancabili rollatori di foglie di betel.

Dei cani malati bivaccano fra la gente in cerca di cibo o qualche lite per sentirsi ancora vivi:  scorticati da malattie della pelle e denutriti fino a barcollare ora ringhiano, ora osservano guardinghi poco dopo aver finito di leccare rimasugli di cibo poco raccomandabile già in partenza.
Consunti stracci avvolgono i risoluti venditori mentre qualche donna cerca di rendere decente il telo che funge da base per la sua bancarella. A fatica possiamo distinguere chi è in fila per l’imbarco, chi invece ha già il suo biglietto, chi sta solo curiosando fra le bancarelle e chi è intento ad aiutare il tipo che deve imbarcare quei polli, vivi, legati con uno spago.

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