Mimosa sensitiva

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Così io mi ricordo quel caldo secco del giorno ormai già andato e noi stanchi e soddisfatti, caduti in un sonno scomodo ma irrinunciabile,  mi ricordo l’arrivo del freddo della sera in arrivo, quella chiara dispersione della terra che si riposa, raffreddandosi di colpo, come spegnendosi al tramonto.
Mi ricordo il fragore delle ruote del piccolo bus attrezzato che insisteva sulla ghiaia delle strade approssimative che si aprivano il largo, nere e sassose, fra la terra rossa del centro Australia. Sentivo tutto tenendo gli occhi chiusi, allontanando pensieri e dolori.

Avevo serrato i denti traballando sul piccolo sedile, li avevo serrati poco  prima di cadere fra la stanchezza e la soddisfazione del percorso della mattina, prima di isolarmi dalle chiacchiere sconquassate e multilingua degli altri passeggeri. Sentivo la bocca secca e la mascella stanca, l’odore della polvere sulle mie labbra e guardavo le tue, chiuse e leggere: una forma morbida, mai arrabbiata come invece è spesso ingiustificatamente la mia. Mi era capitato di mormorare nel sonno gli stessi percorsi, quelle stesse orrende parole crude e secche come sono certi rami di quegli alberi patiti che vivono lungo la strada. Continua a leggere….


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