Zurigo, Rapperswil

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Atene con le sue locande popolari mi fece venire voglia di piangere e spaccare i piatti per via della bellissima malinconia della musica dei suonatori di Rebetiko, Monaco invece mi aveva dato l’impressione di aver aspettato per anni che tornassi.

Zurigo è calma ed organizzata, pulita, lineare e diretta come un pugno in pieno viso. Piccola, ricca e costosa, tanto da fare paura. Sede di grosse banche, neutrale nei conflitti internazionali è stata per anni una baia sicura per i tanti soldi rifugiati li e protetti da un segreto bancario che di recente è stato comunicato sarà rimosso. Non importa, almeno per ora, visto quanto, nel frattempo si è saputo accumulare, costruire, organizzare.
In mezzo scorre il fiume, il Limmat, pulito da lasciar intendere ai pochi pescatori cittadini dove gettare l’amo, sporcato solo dal bianco dei cigni che altezzosi piegano il collo al sole di inizio Giugno.

Il poco traffico è un misto di bici, potenti e lussuose auto che ripartono dai semafori sgasando senza motivo e turisti pacati.

Le persone invece sembrano fantasmi: interagiscono poco e sono spesso da sole camminando in strada, sulle panchine, mangiando, rifiatando in pausa pranzo lungo il fiume o sul lago. E’ davvero questo il modello tanto ambito di vivibilità ?

Il profumo delle fondute di formaggio trascina fra i vicoli e le chiese protestanti e così si passeggia curiosando fra i negozi dai prezzi gonfiati chissà perché. C’è silenzio, tanto, tanto da sentire il rumore dell’acqua del fiume infinitamente più piccolo del nostro Tevere eppure così forte nella voce.

Quel silenzio generale, quella sensazione di possibilità di vita senza stress di tempo o di situazioni da risolvere fa pensare alla memoria degli alberi, a quegli aspetti della vita che percepisci senza capire né vedere.

Rimane il mistero degli orologi ovviamente venutiti un po ovunque ma poi non  in numero, modello né tanto meno prezzo così diverso da quanto accada in Italia.
Rimane la conferma della cioccolata. Sprungli, catena diffusissima nella piccola cittadina costa come una gioielleria ma come ogni altra cioccolateria artigianale e l’esperienza vale davvero la pena. Siamo sui 15 euro per 10 cioccolatini scelti fra i tanti e belli presenti.
Rimane cos’altro? Appunti per chi volesse andare: una cena, fatta di un piatto unico (cucina in pratica tedesca arricchita di verdure e formaggi quasi sempre fusi), costa circa 30/35€ a persona mentre una notte in un hotel in centro costa sui 120€ colazione (solo salata) inclusa. Hotel non di prima categoria ma anzi assimilabile ad una pensione anni 80 Italiana. Ecco questa come cosa rimane, ma rimane sul gozzo.
Poi, cosa ancora?

Rimane il tempo, più che altro, metafora dei famosi orologi, della possibilità reiterata per via del giro che le lancette, comunque vada, sapranno fare e rifare, rimane l’esperienza del viaggio sempre nutriente, rimangono sguardi, intese istantanee scattate mentalmente o sul serio. Rimangono sicurezze e soddisfazione, bellissime paure intenti complicati.
In qualche foto digitale ho catturato i miei occhi  rotondi e marroni, intenti di sbieco a cercarne di verdi.
Soddisfatto, sull’aereo di ritorno, ho pensato che viaggiando scatto molte meno foto che in passato , che questo è l’effetto di una presunzione di futuro e di un dolce che con Sprungli c’entra poco.

Rimane forte chiaro come un dispaccio militare un’indagine da terminare. Un approfondimento sui monsoni asiatici per la prossima destinazione, il viaggio estivo.
I miei polpastrelli resi rugosi dalla doccia calda e prolungata di ieri notte scorrevano sul planisfero del piccolo ingresso.
Il futuro è adesso se sai già dove andare: ho pensato questo riagganciando il telefono dopo quella chiamata di ieri nel cuore della notte: lo so.

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