La beneficenza dei ricchi

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Gasol migranti

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Oggi due temi importanti che forse meriterebbero due scritti differenti ma fa caldo, vado di corsa, c’ho tante cose per la testa, alcune anche belle, altre che non ho ancora capito che sensazione mi stiano dando. (poi scrivendo mi sono reso conto che pur scrivendo meno del dovuto i due argomenti meritano due post)

Le beneficenza dei ricchi.

Negli ultimi giorni girano in rete parecchie fotografie dei fratelli Gasol, due famosissimi campioni spagnoli di pallacanestro, sotto contratto con squadre americane, pluridecorati.
Su Twitter impazzano loro scritti e foto: sono impegnati, badate bene prima uno e poi l’altro considerato il successo avuto dal primo, nell’aiutare alcune organizzazioni umanitarie che si occupano di soccorso ai migranti.

Ecco la beneficenza dei vip, dei ricchi che ci spiegano come si vive, come si fa, come dovremmo fare noi tutti.
Io invece dico che dovrebbero andare a fare in culo perché prima cosa in campo sono sempre stati supponenti ed antisportivi (ma questo è un tema che dovrebbe essere sull’altro blog) e che in seconda battuta siamo tutti bravi a farci fotografare mentre gettiamo la carta nella differenziata così da farci incoronare ecologisti.
La beneficenza è fatta di silenzio e disponibilità, di tempo e soldi ma senza contarli: come ti viene in mente di fotografarti o farti fotografare e poi pubblicare le foto, tu stesso, come fosse un trofeo? Ma lo hai capito il senso di quello che stai facendo?
Al massimo, tollererei, pubblicassero gli altri, invece no, loro stessi pubblicano foto e parole con le quali pontificano quanto occorrerebbe fare per l’uguaglianza dei popoli, per aiutare i bisognosi.

Ma andate a cagare: siamo capaci tutti ad avere milioni di dollari (parliamo di questo realmente, si) in banca e donare qualche spicciolo con l’orrenda abitudine di dirlo al mondo intero, siamo bravi tutti a fine campionato ad avere tempo libero da dedicare agli altri in senso lato. Andate al diavolo: prendetevi un giorno di ferie da dover chiedere al vostro datore di lavoro, sperate ve lo conceda, rubate tempo alla famiglia, alle vostre passioni, rinunciate ad una cena fuori causa sopraggiunti limiti economici, rinunciate ad un hobby: allora si, starete facendo beneficenza con l’etica che merita. Oppure fatela comunque ma state zitti!
Si anche i ricchi possono farla ma senza pontificare, senza fotografarsi, senza dirlo in prima persona. Le persone silenziose che spendono soldi, soccorrono, prendono ferie rischiando il no del datore di lavoro non fanno più beneficenza ma la fanno in maniera di certo vera, è un fatto incontrovertibile.

E mi fa incazzare, mi fa orrore e rabbia questa deriva dei fratelli Gasol e non solo: sappiamo tutti che un contratto NBA con squadre di pallacanestro americane include assicurazioni milionarie su infortuni ed accordi precisi, che non è mai possibile che ti lascino andare su un barcone zeppo di poveri profughi a rischiare di morire vanificando investimenti di squadra e sponsor.
Si tratta del terribile capitalismo tanto combattuto da questi paladini del bene eppure perseguito da loro stessi quando si tratta di firmare un contratto. Si tratta di parlare dell’uguaglianza che passerebbe, dovrebbe passare,  non dico per un livellamento che sarebbe una cieca ed inutile utopia, ma per una razionalizzazione delle ricchezze, una differente ed etica distribuzione che dovrebbe includere personaggi sportivi compresi.
Per cui, vaffanculo, ecco tutto: non potete né dovete insegnarci nulla e non starò qui a dire se io ho fatto di meglio o di più o se altri lo hanno fatto, sta nel concetto di beneficenza, cazzo.

C’aveva ragione nonnetta: “fa del bene e scordate, fa del male e pensace”

 

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