Energia

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Sarebbe il caso di dirlo: la soluzione è sotto gli occhi di tutti, alla luce del sole.

Esatto, il sole.

Le più recenti e tristi notizie che arrivano da est Europa ci raccontano di un conflitto poco logico e molto poco umano, ma del resto, quale lo è?

Torna in voga il tema energia, il tema dell’indipendenza energetica di uno stato, di austerità, di generale riduzione e contrazione. Sentimento contrapposti accomunati dalla sottintesa logica ammissione che per il progresso, lo sviluppo, serve energia in senso lato.

Siamo ancora troppo vincolati a risorse che una volta consumate distruggono il nostro pianeta e sono tanti gli stati che per recuperare il gap tecnologico, produttivo e sociale accumulato nei decenni scorsi, inquinano in maniera smodata e pericolosa.

India e Cina per esempio, ma non solo: sono solo esempi.

Eppure la moderna, democratica e tecnologica Europa si “scopre” dipendente da fonti energetiche altrui, fonti comunque relativamente pulite sotto gli aspetti geopolitici, etici e soprattutto ambientali. Sento ancora parlare di carbone, pago ancora nel conto mensile del fornitore di energia elettrica una quota per le “fonti rinnovabili” e non capisco perché dovrei pagare io per un investimento che fa un privato assicurandosi futuri clienti.

All’inizio le celle solari erano così complesse e costose che finivano per essere usate solo in contesti iper tecnologici come i satelliti oppure, paradossale, per le piattaforme petrolifere, finendo per favorire appunto estrazione e consumo di petrolio, inquinante.
Oggi esistono invece pannelli solari a base di plastica, un materiale diffuso ed inquinante ma riciclabile e, si dimostra, adatto allo scopo. Alla dismissione di questi pannelli basta riscaldare ad una determinata temperatura la plastica che li costituisce per giungere a riciclare i materiali preziosi (prodotti dalla Solarge).
Indubbio anche il vantaggio in termini di installazione: in plastica pesano molto meno di quanto non peserebbero con la struttura tradizionale

Un dato eclatante: è stato calcolato che la quantità di luce solare che irraggia la terra nell’arco temporale di una sola ora basterebbe a coprire il fabbisogno  energetico mondiale di un anno.

Meno dello 0,3% della superficie terrestre è sufficiente per accumulare l’energia di cui abbiamo bisogno.
Allora, cosa stiamo aspettando? Conosciamo la soluzione, la tecnologia è stata migliorata, resa efficiente, accessibile, perché stiamo ancora parlando di carbone, centrali nucleari, perché bruciamo petrolio e rischiamo disastri ambientali?

Ignoranza, banale resistenza al cambiamento, semplicemente interessi economici e scarsa cura del proprio ed altrui futuro.

Paesi come l’India che tanto mi appassiona ma che non possiamo dire simile alla media europea per innovazione di pensiero in senso lato, ma per alcuni versi più avanzati di noi. Alcuni anni dopo le mie avventure nel nord del paese, in Rajastan, precisamente nel 2015, è cominciata la costruzione di uno sterminato parco solare nel bel mezzo del deserto del Thar. Il parco del Bhadla ha una superficie di 5700 ettari.

In Italia non abbiamo un deserto ma potremmo sfruttare questa tecnologia! Insorgono ambientalisti, paesaggisti, storici, stupidi, alcuni semplicemente stupidi con molto seguito di altri colleghi stupidi.
Sole e vento rappresentano, sebbene con i loro limiti, fonti assolutamente sfruttabili e le tecnologie correlate sono conosciute ma poco sponsorizzate da anni. Altri paesi si stanno muovendo, stanno ottenendo, migliorando. Noi siamo fermi al palo.
Esistono connessioni elettriche  fra Norvegia e Paesi bassi (580 km) e fra Norvegia e Regno unito (720 km, North sea link); L’Australia sta per costruire un collegamento elettrico sottomarino che la legherà a Singapore: 4200 km di cavo per distribuire l’energia prodotta nello sconfinato territorio del nord australiano (altra meta di nostre scorribande avventurose).

Il giacimento di petrolio Ghawar (Arabia Saudita) si trova nel mezzo del deserto e si estende per 8000 km quadrati: se la stessa superficie fosse coperta da pannelli solari produrrebbe più energia di quante non ne produca il petrolio da lì estratto.

Noi siamo nel mezzo del mare, nel mezzo della tempesta.

Danimarca e Olanda, invece, nel mezzo del mare, installano parchi eolici avveniristici: noi no, siamo belli, abbiamo un paese che vive molto di turismo ma.. metà del mare inquinato od impraticabile, strutture inadeguate ma ehi, guai a mettere pale eoliche nel mare altrimenti poi insorgono questi o quelli.

Per 16 anni di seguito la Weo (world energy outlook) ha sbagliato la previsioni: a fronte di un outlook di crescita della capacità in gigawatt degli impianti fotovoltaici si è rilevata una crescita nettamente più alta.
Il fotovoltaico è quindi un mondo del tutto sottovalutato.

Va stimato che ogni volta che la capacità installata di impianti solari, eolici e batterie raddoppia, i costi diminuiscono di una % fissa (legge di Wrigth): l’andamento dunque è assolutamente, invece, prevedibile.

Cosa stiamo facendo come stai? E noi singoli come famiglia?

Numeri e spunti di riflessione mediati da Pepijn Vloemans, De Groene Amsterdammer (articoli anche tradotti da Internazionale)

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