Dei calmanti effetti di Autumn leaves

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something else, autumn leaves

Cannonball Adderley con l’album Something else e lidea di acquistare vinili e giradischi, un’idea in una mattina come questa nella quale mi si lucidano gli occhi senza motivo e senza tragedie, in un giorno in cui le lacrime sono come la nebbia di stamattina: c’è ma è diradata come i ricordi, come la fantasia dei bambini.

Nella confusione dei sogni sballottati dal treno ho ripensato quindi ad una delle mie idee più assurde, ad uno dei progetti non ancora realizzati. Da ragazzino sognavo l’est Europa ed i suoi disordini politici, la polizia con gli impermeabili di pelle nera, un quadro apocalittico studiato sui libri di scuola, fatto di bombardamenti e poca democrazia, di posti di confine freddi e nebbiosi, di documenti scambiati di notte, tirati fuori dalla giacca di pelle: “buona fortuna“, prima di partire.
Così, ecco, volevo farmi arrestare dalla Stasi e nei giorni che precedono il prossimo viaggio, a Berlino, questo torna prepotentemente a galla nella marea delle cose sospese, dei progetti di viaggio, racconto.
Non c’è un reale nesso fra il jazz e l’est Europa post bellico-fine anni 80 se non gli effetti calmanti di quegli assoli così estemporanei e pure così perfettamente miscelati: ecco, il jazz mi ricorda la mia fantasia, il disordine dei miei ricordi e dei miei progetti.

E’ tanto tempo che manco dal blog ma prima di ricominciare con regolarità voglio concludere il resoconto del viaggio in Borneo, farne un piccolo libretto completo di foto, pubblicarlo a casa mia e sugli scaffali di casa di mia madre.
Nel frattempo in questi mesi ho lavorato molto, bestemmiato un po’, sono finito in ospedale senza che i medici capissero perché, allenato, vinto, perso.
Ho scritto a Willie, come promesso, la guida della quale nei racconti di viaggio si trova ovviamente traccia e sto, lento come un pachiderma, lavorando ad un pagina che racconti la sorte degli indigeni che abitano attorno al Mulu Park.

Kuching, Bako Park

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Bako park, panorama alal fine del sentiero numero 6

Bako park, panorama alal fine del sentiero numero 6

Il tassita è preciso come la stiratura della sua camicia che sono certo ha indossato per noi. Ha il collo consumato e mi fa pensare a quei paesi in Italia dove le persone si tengono il vestito buono per il matrimonio, il funerale oppure per il giorno della festa. È pulito e pettinato, è profumato e nutre quel rispetto figlio di un colonialismo antichissimo: sono sicuro che la mia stretta di mano, ieri, alla fine della nostra contrattazione lo abbia colpito e rassicurato, che abbia steso le basi per un rispetto reciproco.

Al parco del Bako si arriva dopo circa 30′ di auto per circa 50 myr oppure per molto meno e circa 1 ora, con il bus, con aria condizionata.

Il parco è una delle meraviglie del Borneo e nasconde interessantissime specie di animali così come piante sconosciute oltre oceano. Un parco tutto sommato organizzato anche se meno di quanto mostrato. Al biglietto di ingresso (20 myr quindi circa 4 euro), va unito il biglietto di andata e ritorno per la barca (40 myr): il parco vero e proprio è infatti oltre un tratto di mare calmo e verdastro il cui panorama è disturbato soltanto da formazioni di roccia a strapiombo sul mare o nel mezzo del tratto stesso. Una roccia di sabbia frustata dal vento e modificata dalla marea che ora alta, ora bassa, impazza visibilmente in tutta l’area. La marea e la corrente non permettono di avere orari precisi: l’ultima barca, oggi, è alle 15, ma questo lo si scopre appunto arrivando li, parlando con il personale.  Continua a leggere….

Kuching, Semenggoh Park

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Il Semenggoh Park è una piccola riserva che dista 30′ di macchina dalla città. Gli oranghi vivono totalmente liberi e non esistono gabbie, recinzioni di sorta. Pagato il biglietto di 10 myr si accede ad una piazza circondata da alberi dove per due volte al giorno è facilissimo imbattersi negli oranghi. Alle 9 ed alle 15 i guardaparco nutrono gli oranghi dando loro della frutta che li aiuta a superare la stagione nella quale la giungla offre meno cibo. Va inoltre considerato che non tutti gli oranghi sarebbero in grado di sopravvivere visto che alcuni sono nati li e che quindi sono meno esperti nel procacciaresi cibo: a rischio estinzione sono qui per essere sostenuti e per essere aiutati nella riproduzione. Siamo stati fortunati ad aver incontrato Richie, il boss, il capo. Ci hanno spiegato che a volte per settimane non si mostra e che essendo il più anziano fra gli oranghi è considerato il loro capo: burbero e geloso si batte con gli altri se qualcuno si avvicina alla sua femmina. Legenda del tassista narra che una volta un guardaparco abbia trovato un orango smembrato e che il tutto fosse successo proprio a causa di una lite fra Richie ed il malcapitato di turno. Continua a leggere….


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