Calma

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A Roma c’è un vento che non fa il paio con il maggio che ti aspetteresti.

Passeggio comunque al sole caldo di dopo pranzo e mi piace farlo in quelle strade appena fuori dalla confusione della stazione centrale.

La calma di queste vie diventate ormai una fusione imperscrutabile fra vecchia città e localini tradizionali, nuove scalcinate botteghe, coinvolte in infiniti lavori di ammodernamento portati avanti da persone di ogni razza che provano a radicarsi, impiantare un commercio quasi sempre diretto ai loro stessi conterranei per un discorso che mi fa comprendere ancora di più che una vera integrazione è ancora lontana decenni, che si continuano a creare ghetti per volere stesso dei ghettizzati.
E’ giusto che si mantengano le distane culturali, che ci si mescoli per poi tornare “in proprio”: le tradizioni, le cucine, le religioni.

Seduti sui secchi di vernice bevono tè o parlano tranquilli: senza tempo è qualcosa al quale non siamo abituati. Quelle chiacchiere svagate, quei loro lunghi silenzi in un ambiente disadorno, in preparazione per future attività, mi porta ad una calma che non riconosco più, che era propria dei pomeriggi di fine maggio, da bambino, quando la fine della scuola incombeva e nel vecchio cortile sotto casa potevo giocare più ore. Continua a leggere….

Betulla

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Il dopobarba alla betulla mi invade all’improvviso mentre stendo la crema molto liquida sul viso appena rasato.

E’ mattina, non è presto eppure ho un sonno atavico; sono soddisfatto della mia rasatura, delle linee della mia barba. Meno del fatto che ormai è imbiancata del tutto. Non è più “sale e pepe”, ma proprio bianca, quasi del tutto. A nemmeno 44 anni.

L’odore di linfa, di albero e natura, mi fa pensare a certi posti al centro della Finlandia; la radio intanto parlotta calma e non ne capisco le parole per colpa del volume e del rumore dell’acqua corrente; così è come se fossi all’estero appunto, ascolto le notizie, poi esco lento. Mi sento bene, tutto potrebbe andare sempre così se questa società, se la cultura popolare, nazionale, se al lavoro, se tutti si comportassero coerentemente, correttamente, “sportivamente”. Questo paese, invece, è finito secondo me. Continua a leggere….

Bilanci, budget, tourbillon – Pensieri di un 31/12 ritrovati in una bozza del 2019.

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E rieccoci al bilancio, a guardare al passato quindi, a pesare, a contare, analizzare.
Forse sarebbe meglio guardare al futuro; meglio un budget allora, meglio capire dove e come investire, cosa fare in futuro.

Dice: “ma che fai, aspetta, statte fermo che ce stanno i saldi!”
Ma ai saldi non ci sono coraggio, fortuna, né punti in classifica, insomma non c’è quello che invece ci vorrebbe. 
Ci sono invece i messaggi inoltrati, gli auguri a prescindere, gli “a te e famiglia”, ci sono quelli che più che in famiglia passano le feste sui social network, ci sono gli svogliati, gli appesantiti, quelli impegnati a raccontarci qualcosa di speciale che tale non è, sono quelli spaventati da concetti tipo normale” e “comune”, ci sono gli appelli dei nutrizionisti:”non fate colazione con il pandoro”.
Ma perché, ma che voi? Ma lasciaci perde!

Allora scappo, mi allontano perché ogni anno le stesse scene, gli stessi appelli, le stesse melense false parole.
Basta con i petardi che poi mi si spaventa il cane!
Si il cane, lo stesso che ogni sera mi piscia imperterrito sulle gomme della macchina. Continua a leggere….

Se vai al mare chiamami

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gloucester beach - Hopper

 

Così arrivava l’estate e con lei la noia vera dei giorni lontani da scuola, lontani dalla bellissima e vitale routine.

Oggi capisco mio padre.

Mi svegliava presto per partire ed io dalla sera prima ero un misto fra eccitato e rassegnato. Fare qualcosa con mio padre mi risvegliava dal torpore di quei giorni di niente, dalla canicola dell’estate avanzata e Roma svuotata, dal cortile disabitato dalle grida degli altri bambini. Così con gli occhi a fessura salivo in macchina e parlavo poco fra sonno e certezza che mio padre avrebbe voluto parlare poco. Mare verso nord, Fregene, Ladispoli, per abitudine di mille anni prima, di mio padre da giovane.

Per me il mare faceva il paio con una ciambella fritta, bella grossa quando ancora il bar era vuoto, il mare tranquillo, la spiaggia deserta. Parcheggiavamo lontano perché mio padre s’era già sforzato a portarmi lì, a fare km, a non dormire e cercar posto vicino al mare, girare, rigirare, no, non era il caso. Mi ricordo gli aghi di pino che pungevano dentro le ciabattine già indossate con vergogna da casa, il tragitto sui marciapiedi dal posteggio in strada fino al bar per la ciambella; poi in spiaggia col fastidio della sabbia fra le dita. Continua a leggere….

“Ma piove piove”

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Foto da
https://venti-trenta.it

Piove, è bellissimo e delicato come l’odore delle bambine che al mattino saltano sul letto con i loro gridolini e sorrisi intimiditi. Spero sempre riconoscano il mio odore come io riconoscevo quello di mio padre, lo stesso odore che sentivo dalla sua camicia a maniche corte appesa all’ingresso. La luce della lampada sulla scrivania inquadra un disordine di progetti spezzati, altri messi in pausa, una valanga di carta da leggere e scrivere. Mentre picchio sui tasti penso all’autunno in Finlandia, alla pace di quei posti al silenzio, alla estrema vivibilità che qui, invece, pare non esistere più. Siamo accerchiati da stronzi saccenti così che ogni mattina sia faticoso uscire di casa; siamo avvelenati dal complesso di superiorità mescolato al rifiuto per il lavoro vero. Continua a leggere….

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