Barbiere

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Sento il collo stretto.
Il blu intenso del telo mi copre da lì alle gambe.
Allacciatura alle spalle, come una camicia di forza…

Accarezzo le crine del cavallo: la superficie levigata del ferro “scolpito”, ormai scolorito da altri come me che ci hanno passato su le dita, nella speranza di distogliersi, che il tempo passasse in fretta: altri uguali a me.

E’ sabato mattina e sono un bambino.
Uno qualsiasi, con un taglio osceno di capelli, un sacco di cose non dette, sullo sfondo sfocato di una Roma anni 80: motorini, vespe, “vini ed oli”, “polli ed abbacchi”, l’officina sotto casa, il mercato di quartiere.

Mi prende il viso di forza, come fosse di ferro anche il mio collo, mi gira e rigira mentre raschia col pettine come a scavare, mentre taglia deciso ignorando quello che avevo cercato di spiegare poco prima. Quello che volevo, come immaginavo..figuriamoci …
Quanto può essere attendibile un bambino seduto sul cavallo del barbiere? Continua a leggere….

Soffrire

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Soffro di chiamate perse, di “clienti irraggiungibili”, soffro di sociopatia, bisogno di moto, continua sete di birra

…. Continua a leggere….

L’ultimo metro’

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Io passerei ore sulla  metro.

Da capolinea a capolinea,come facevo quando rimanevo seduto lì pomeriggi interi, lo facevo per studiare visto che a casa non ci riuscivo.

Da nord a sud, da oriente ad occidente di un micromondo infinitamente  complicato. Una città sotterranea fatta di persone, fatti e storie.
Ah,quanto materiale per scrivere ed inventare, quanto materiale trovato nei dettagli delle  mani, nello stato delle  scarpe dei viaggiatori, dai discorsi urlati al  telefono, dall’odore di questa o quello, dalla fretta per il  lavoro.
Passeggeri ma locomotori di preziosissime  storie.

Seduto,   appunto riempio note che mai trascriverò, che perderò fra qualche minuto. Io ci passerei i sabato pomeriggio, ma poi ricomincereste a dire che sono scemo ed allora faccio finta che non è vero, ok?

Salto la mia fermata e torno  indietro: la giostra di vita fra le  piu’  divertenti.

Massimo.

 

P.S. Ah, poi dopo vado pure al lavoro. Certe volte.
Certe altre invece il lavoro è quello lì, notare, annotare, scrivere, inventare. Se poi diventasse pure vendere…

 

Auguri papà

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19 marzo xxxx

Ogni anno la stessa storia, lo stesso percolato di sensazioni, la stessa gente, chiusa in pasticceria, perché “come fai a non comperare i bignè” ?

Da qualche anno 19 marzo, senza mio padre, ma non è questo il punto, almeno stavolta.

Mi risuona chiarissima, nella cassa di risonanza della mia testa ancora troppo vuota, una canzone
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Silenzio

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P.s.
Questo silenzio è dedicato a Vale g.

Conosco il gusto di giornate come quella di ieri, lo smarrimento che si sente dentro quando la giostra della vita gira troppo forte e le giornate sembrano un film impossibile da recitare.

L’empatia è la ragione di queste pochissime righe: l’estrema similitudine di quei miei giorni e del saluto a mio padre.

Certe volte penso che se Dio non esistesse davvero farebbe una figura migliore.

Un abbraccio.

Massimo

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