Indipendenza fai da te

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Sto bivaccando da bricofer.

Non mi serve nulla ma girare tra gli scaffali fa sentire come organizzati, adatti e vicini ad una vita indipendente. Strumenti e tasselli, punte e collanti. Poi torno a casa senza niente ma sapendo per certo che volendo potrei trovare tutto. Se ne avessi voglia.

È adorabile lo stereotipo dell’uomo che lavora ed è rude…da Bricofer infatti in estate offrono birra Peroni.

Così accade che tu vada lì per comperare una tenda doccia con fiorellini anni 80 e che ti ritrovi a bere gratis un paio di pinte.

Gocce grasse

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Una goccia grassa e lenta, una goccia di un serie pronta a cadere senza un chiaro ritmo, scandisce un tempo invivibile.

I condizionatori piagnucolano umidità lungo la strada che dall’ufficio porta alla mia fermata del metrò oppure alla baguetteria.

Un’umidità sottratta ad uffici immobili nel centro di Roma, a stanze fatte di frasi fatte tipo quelle dei tg estivi che continuano ad esortare gli anziani ed i bambini a non uscire di casa causa caldo.
“andate nei centri commerciali”, dicono più o meno dagli anni 90, “bevete acqua e mangiate leggero”.

A metà fra esortazioni allo shopping e rimedi della nonna.

Invece credo sarebbe più semplice non dire nulla e vivere normalmente, adeguandosi, come il condizionatore x che si adegua piagnucolando umidità, svogliatamente. Continua a leggere….

Sbadigliare

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yawn secretary

 

Sbadiglia al telefono, si rifugia nel letto e racconta di lavoro.

Un mozzicone di parola interrotto dalla fame d’aria di uno sbadiglio,
una frase spezzata e poi ripresa, l’idea fissa delle sue labbra che modellano l’aria, aspirandola.
Immaginarla, brutta dai pensieri spettinati, stanca dal giorno e dalla notte già iniziata, torturata dalle parole che vomito a ripetizione.

L’ odore della sua bocca, pensare di  zittirla con un bacio, col sapore di una sorpresa: Loretta.

Sbadigliare per attenzione, per la necessità d’aria, come fosse benzina per fare andare il motore del corpo, imparando, ascoltando.
…Ad un convegno, a lezione, in riunione. Continua a leggere….

Il pesce spada insonorizzato

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…E’ già (!?!?!) mattina in una Roma riscaldata da un sole che pare estivo..

Mi rigiro nel letto pensando ai biscotti della Manu, cioccolato e corn flakes.

Credo proprio che sia successo qualcosa, perché Marco non ha chiamato per svegliarmi. Su, coraggio, devo andare al lavoro, passare all’assicurazione, prima (la vespaaaaaaaa).

Un barlume di normalità mi sorprende mentre ciondolo e con uno sforzo di coraggio ed uno sguardo acuto ricordo….

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Sognare

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Sentì il suo petto spalancarsi,protendersi, sentì il suo sterno aprirsi alla vita, come per una fame di vivere, come per poter divorare l’avvenire.
Un crocchiare di ossa improvviso, le pupille quasi inorridite, un accenno di sobbalzo in alto, dal letto, per gridare di voler vivere ancora, per abbrancare di più, per inglobare più vita.

Una fame improvvisa di aria, come risalendo da un’apnea; un respiro profondo che sembrava avere un sapore tutto suo.
Una martellata decisa, assestata sul cuneo piantato al centro del suo sterno con l’intento di farlo cedere ed aprirsi.
Solo così il medico avrebbe potuto lavorare a mano libera per salvarlo.
Quello che lui riusciva a sentire era l’effetto edulcorato, soffuso dall’anestesia iniettata in fretta e furia, un sogno sfocato mescolato alla speranza di rimanere, di vivere ancora.
Poco spazio ai pensieri e molto alle sensazioni.

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