Binario 4

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A testa china, un po’ dubbiosi, tutti verso la novità. Stamattina binario 4 e qualche minuto di ritardo. A me piace perché ha il sapore di una novità buona e stimola quelle signore con i vestiti sottili, celesti a fiorellini, a far domande retoriche. Io al binario 4 non ero mai partito e ci avevo visto sempre e solo i papaveri a godersi il sole non ancora caldo di inizio estate, la mattina. Il binario 4 sta davanti a quell’affronto rabbioso, compiuto armati di spray: “l’ignoranza ve se magna”, una scritta che per me c’è ’ ancora e che invece qualche vandalo ha cancellato.

Il controllore con le occhiaie, gli studenti svogliati quanto me, i libri pronti e chiusi sulle gambe, pronti e delusi come i miei giocatori quando aspettano che li chiami per entrare in campo. 

È luglio, il caldo, il pre ferie, le ferie già iniziate di qualcuno, è mia madre che si lagna, le mie sorelle che non risolvono, sono le chiavi che ho dimenticato, i caffè che non posso prendere, le riunioni all’ora di pranzo, pesanti come la parmigiana a colazione.

Forse è pure la barba che imbianca, il sonno che non ho di notte, quel rumore di apiccicaticcio che certa gente fa camminando con quegli orribili sandali.

Ecco, è per tutto questo, e se cambi il numero defli addendi poi non ti ricordi la formula. Il risultato è l’insofferenza, esattamente  come quanto imparata la tabellina sbagliavo l’ultima moltiplicazione: “Stacci attento !” e con uno schiaffo dietro la nuca mia madre mi inviava giù in cortile.

Piove sabbia

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Khe Sanh Danger (Robert Capa)

Stamattina una pioggia calda insabbia l’aria e pian piano confonde fino a seppelirlo un risveglio stentato. Queste gocce che sembrano di sabbia sporca, gonfie di un afa che promette il suo arrivo, mi fanno venire in mente il Vietnam e quella pazienza dei bufali sotto la pioggia, quella fanghiglia figlia delle mattine operose dei contadini, quelle vecchie foto di guerra con i soldati stanchi e scavati in viso, quelle scene dei film mediati dalle righe di qualche inviato come Herr. Continua a leggere….

Rifugi

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Sottopassaggio_Stazione

Stamattina nel  tunnel della piccola stazione si era rifugiato un odore chiaro di campagna, come di fieno rimasto umido dalla notte. 

Svegliandoci il fresco del mattino mi ha costretto a comprendere quella voglia di rifugio e riservatezza che solo certe mattine, come questa, sanno regalare.
Quell’odore ha deciso di seguire quel bisogno recondito di rifugio e lo ha fatto nascondendosi li, riparato e confortato dal tepore del tunnel.
Ecco, io sono scombussolato da attese interminabili, problemi complicati dal tempo, dall’affanno della voglia di risolvere.

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Paria

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Esistono le caste, in India, dove la religione governa ogni azione, esistono in Italia, dove indirettamente ed invisibilmente si vivono una miriade di vite differenti, alcune coraggiose, altre meno, alcune ricche, altre di sussistenza, qualcuna di sopravvivenza.
Così esistono i paria, gli ultimi della casta, i nati così e così rimasti per credo religioso, per effetto della vita precedente, per una sorta di pena comminata dipendente dalla tenuta del loro essere stati prima di oggi.

In India tutto ha un senso, un senso che qui invece è misurato su di un’altra scala, con altre modalità e caratteristiche. 

Mi vengono in mente storie di semplicità, di illusoria emancipazione, bassi profili ai quali piace credersi alti, fingersi migliori, sentirsi adeguati ma non per brama quanto per necessità, per bisogno di rifuggire quel disagio sottile e tagliente che li separa dal resto delle caste.  Continua a leggere….

Cruciverba

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cruciverba
Io non so perché ma stamattina il treno è pieno di anziani che discutono fra loro completando cruciverba di varia lega. La differenza fra i settimanali, alcuni dei quali hanno copertine a colori sbiaditi già in partenza mi trasmette quell’odiosa sindrome del comico che non fa ridere che sento chiarissima guardando tutti quelli che non sono La settimana enigmistica. “Inadeguatezza”.
Cercano parole differenti da quelle comuni e certe volte ne discutono il significato. “Desco, come posso spiegarti ?”.
Hanno visi più espressivi e riescono a comunicarmi a distanza disappunto, stupore ed approvazione solo guardandomi, riferendosi a quei giovani seduti più in là. Cercano parole desuete ma saporite. “Che significa desco”? Chiede l’uomo del tutto incanutito ma distinto mentre dietro a lui qualcuna si lamenta della seduta opposta al senso di marcia.
“Vedi se c’entra”, e lo dice facendo un gesto con le mani come per spiegare il significato della parole.
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