Buoni propositi per il nuovo anno

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Una top five, sgangherata, ovvia, di buoni propositi per il 2023.

Tu pensa che li avevo appuntati nel 2021 e quindi erano 2022 ma appunto come ogni buon proposito è rimasto calcificato, sommerso: eppure erano semplici, da uomo della strada.
Miravo in basso, non sono andato a segno, non è  proprio partito il colpo.

 

  1. Imparare a fare i biscotti
  2. Capire funziona il balsamo, come usarlo e riuscirci per quel che posso con i miei pochi capelli.
  3. Non confondermi fra martedì e giovedì, detti in inglese
  4. Studiare gli effetti dell’abuso di orzo solubile
  5. Imparare a lavorare un po il legno. Non fosse altro che per l’odore
  6. Capire il cricket (come sesto proposito delle top five, come riserva)

Avrei un ulteriore proposito ma è complesso: scrivere un compendio circa la qualità del prosciutto cotto.

Se vai al mare chiamami

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gloucester beach - Hopper

 

Così arrivava l’estate e con lei la noia vera dei giorni lontani da scuola, lontani dalla bellissima e vitale routine.

Oggi capisco mio padre.

Mi svegliava presto per partire ed io dalla sera prima ero un misto fra eccitato e rassegnato. Fare qualcosa con mio padre mi risvegliava dal torpore di quei giorni di niente, dalla canicola dell’estate avanzata e Roma svuotata, dal cortile disabitato dalle grida degli altri bambini. Così con gli occhi a fessura salivo in macchina e parlavo poco fra sonno e certezza che mio padre avrebbe voluto parlare poco. Mare verso nord, Fregene, Ladispoli, per abitudine di mille anni prima, di mio padre da giovane.

Per me il mare faceva il paio con una ciambella fritta, bella grossa quando ancora il bar era vuoto, il mare tranquillo, la spiaggia deserta. Parcheggiavamo lontano perché mio padre s’era già sforzato a portarmi lì, a fare km, a non dormire e cercar posto vicino al mare, girare, rigirare, no, non era il caso. Mi ricordo gli aghi di pino che pungevano dentro le ciabattine già indossate con vergogna da casa, il tragitto sui marciapiedi dal posteggio in strada fino al bar per la ciambella; poi in spiaggia col fastidio della sabbia fra le dita. Continua a leggere….

“Ma piove piove”

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Foto da
https://venti-trenta.it

Piove, è bellissimo e delicato come l’odore delle bambine che al mattino saltano sul letto con i loro gridolini e sorrisi intimiditi. Spero sempre riconoscano il mio odore come io riconoscevo quello di mio padre, lo stesso odore che sentivo dalla sua camicia a maniche corte appesa all’ingresso. La luce della lampada sulla scrivania inquadra un disordine di progetti spezzati, altri messi in pausa, una valanga di carta da leggere e scrivere. Mentre picchio sui tasti penso all’autunno in Finlandia, alla pace di quei posti al silenzio, alla estrema vivibilità che qui, invece, pare non esistere più. Siamo accerchiati da stronzi saccenti così che ogni mattina sia faticoso uscire di casa; siamo avvelenati dal complesso di superiorità mescolato al rifiuto per il lavoro vero. Continua a leggere….

25 Settembre, votiamo

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voting

Ecco, ci siamo, il 25/09/2022 voteremo.

A valle, quasi, di una pandemia che interessa il nostro paese da più di 2 anni, durante una guerra in ucraina che ci rattrista visto che per interessi economici nessuno dei paesi sedicenti civili sta facendo nulla, il nostro governo è caduto dopo le schermaglie puerili di questo o quel politicante.

Disillusione totale, idee zero.

Ci sono crisi economica, climatica, ideologica: nessuno ha presentato un programma dove questi temi sono al centro. Ci si concentra su incredibili alleanze che rivelano disinteresse per le idee costituenti di un partito. E’ il concetto di partito che manca, il concetto di idea al quale invece prima si faceva fede.
Voterei un estremismo, vero, se esistesse, invece no, esistono solo accordi che finiscono per edulcorare ogni idea, per rendere inutile proclami e persone.

La forza di una idea, incrollabile, di un credo: non c’è più.
Siamo nell’epoca della tecnologia, esistono le prove, video, audio, scritte di proclami rinnegati del tutto, di accordi dichiarati come impossibili ed ora stretti. Che potremo attendere dal futuro? Perché questa gente prende voti? Come sperano di non essere scoperti?

Che cazzo di popolo siamo, convinti di far bene non chiedendo la fattura, rimediando uno “sconticino“? Che popolo siamo se il bar non fa lo scontrino, se il medico lavora in nero, se la gente rischia di morire nei cantieri edili lavorando in nero dopo anni di battaglie? Che cosa ci aspettiamo dal futuro se viviamo in un paese dove la gente si approfitta del prossimo, dove non si fa quello che è giusto ma solo quello che conviene? Continua a leggere….

Return to work (e due)

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La verità è che alla maggior parte delle persone il proprio lavoro non piace.

Non c’è bisogno di dare un nome ad una pseudo sindrome, di cercare consigli sul web, magari arrivando a questo blog, per capire come alleggerire il rientro a lavoro dalle ferie.

Sembra una vera e propria malattia degli ultimi anni, il return to work

Siamo costretti a lavorare per vivere: tutto qui. Quante sono le reali possibilità che una persona felicemente faccia il lavoro che gli piace? Siamo seri, basse, quasi nulle! Chi, anche potendo svolgere il lavoro che gli piace non vorrebbe fare di meno con lo stesso stipendio, magari delegando e controllando mentre guarda un film o sta in giro? Continua a leggere….

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