Nodi

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Savoy_knot
Ci sono nodi difficili da sciogliere, è risaputo, ce ne sono altri, poi, tipo quelli degli auricolari, di quei nodi inaspettati che il caso, od un marinaio microscopico nascosto nelle tue tasche, prepara minuziosamente. E non riesci a scioglierli, e poi in qualche modo ti rassegni non soffrendoli più ma apprezzandone la tenuta, la loro abilita di farti sentire rassicurato, sostenuto.
Ci sono nodi piccoli, altri grandi, alcuni che arrivano mentre segui la corda con lo sguardo, che tornano quando hai fatto il giro di tutta la cima, o di una collana, fra i saliscendi profumati di una donna. 
Ci sono nodi, come quelli del cavo elettrico del mio lettore cd, così impolverati e nascosti, stavolta dietro al mobile del piccolo soggiorno, da essere ostili ed odiati, da impedire la linearità, la musicalità, visto che poi dovrei scioglierli per  poter riparare il lettore.
Ci sono nodi, grossi e stretti come il groppo in gola che ho quando parlo di mio padre, come le linee curve delle mie lacrime che poi mi segnano le guance. 
Ci sono nodi e modi di scioglierli, maniere di rinsaldarli.
Ho visto nodi venire al pettine pure se io il pettine non lo uso ormai da oltre un decennio: ci sono nodi e li ho visti con piacere.
Ci sono nodi che non voglio sciogliere, fatti di corde semplici e non pregiate, di materiali poveri ma resistenti molto più di quelli costosi. Ci sono nodi, come nel mio caso, in grado di tenermi a galla, di farmi sentire sospeso, ma non nel senso di equilibrio precario, di “in bilico”, quanto invece nel senso di “altalena”, di quelle che poi ti fanno ridere forte quando sei ragazzino.
Nodi, e poi corde eleganti che si attorcigliano e tornano, che paiono lunghe come fortunate collane.
Ci sono nodi, che con i lacci non c’entrano nulla e che non fanno sentire costretti.
Ho conosciuto chi, con i modi, stretti con grazia è capace di salvare una vita: quei nodi funzionano anche da arrampicati, sul saliscendi della vita e delle giornate di quest’inverno.
Knot, in inglese: e pare una parola del tutto onomatopeica
Provate a dirlo, leggendola: quella parola pare il rumore che fa l’epiglottide quando ingoi la saliva e pare scendere storta. Knot, appunto, il rumore che fa il nodo alla gola quando deglutisci un’assenza.

Propositi

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Mentre aspetto di poter sistemare l’ennesima bozza, stavolta maturata viaggiando per, in, da Monaco di Baviera, mi viene in mente che non ho ancora fatto propositi per quest’anno.

Voglio scattare meno foto e conservare più immagini, litigare con chi sbaglia certe parole, ripetere spesso, anche in maniera estemporanea (appena fatto!), quelle che pare abbiano un gusto e che siano così importanti da riempire la bocca come fossero un grosso boccone, un mattone di cioccolata.

Comprare Nesquik, tornare a cucinare con più calma, giocare qualche partita a pallacanestro senza sentire il bisogno di sputare i polmoni, fumare più sigari e meno sigarette, abbracciare mia madre, comprarle dell’aranciata amara senza spiegarle perché. Continua a leggere….

Frammenti

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Attentato-Parigi

Roma è ostaggio di allarmismi derivanti dai fatti di Parigi di venerdì scorso. La metro va a singhiozzi e c’è polizia ovunque, militari che paiono così giovani ed inesperti che guardandoli non sai mai se il pericolo siano gli attentati od i loro venti anni abbinati al fucile che cullano in braccio.

Ancora un’attentato islamico e centinaia di vittime colpevoli solo di essere “infedeli”, di essere usciti a vivere il loro venerdì, chi in teatro, chi al ristorante. In tv siamo ostaggi della retorica d’assalto che insiste ad insegnarci banalità del tipo “non sono tutti così”. Continua a leggere….

Jet-Lag

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jet lag airport

E’ mattina, scendo barcollando dalle scale di casa. Ho un jat-lag da astronauta: è effetto del viaggio di ritorno, delle notti fino alle 3 in piedi, del vino rosso che fa caldo. Continua a leggere….

Impacchettare

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Saigon
, Ho Chi Minh city, come si chiama ora.

È già notte, preparo lo zaino,
mancano un paio di pezzi da pubblicare, ascolto jazz su spotify, cerco le ultime informazioni su web, leggo della storia di Charlie Parker, ripenso alla mia.

Al ristorante ho parlato della mia famiglia, di mio padre, di abbracci spezzati, di quelli mai dati, di figli solo pensati.

Qui nel sud est asiatico mi sono nascosto più volte, anche ques’anno. È stato un viaggio meraviglioso ed importante, un viaggio che avrei voluto saper scrivere meglio, che in parte finirò di scrivere e di mostrare, pubblicando qualche galleria di foto.

Come il Mekong, dopo un lungo cammino, dopo tanta strada, dopo tanti cambiamenti, eccomi a Saigon, alla foce, alla fine di un cammino. Continua a leggere….

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