Direzione Pechino

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Treno verso Pechino/Beijing

In treno verso Pechino come la chiamiamo in Italia, Beijing come si chiama in realtà, verso Khanbalik (la città del Khan) come la chiamavano i mongoli di Gengis Khan prima e come la chiamarono successivamente i sudditi di Kublai Khan, suo nipote.

Una città il cui nome letteralmente significa “capitale del nord”, una città oggi di certo diversa da quella che vide e visse Marco Polo ma comunque densa di storia e di profumi, di odori e tradizioni mescolate nel tempo e negli usi dei popoli che si sono alternati. Continua a leggere….

Una città, tante città. Fra i templi buddhisti ed il mercato delle mogli.

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Shanghai è un’Asia differente perché concentra in se realtà molto diverse, modalità di vita ed architetture diametralmente opposte.

Lunghi viali di importanti negozi dei marchi più famosi del mondo dai quali, in due traverse, si arriva a casette più basse, ristoranti tradizionali, venditori di pesce che espongono in strada. Il quartiere della concessione francese ad esempio è come fosse una cittadella a sé stante: quasi un ghetto per occidentali espatriati, cinesi amanti di ristoranti alla moda, vecchie case tradizionali ora ristrutturate e molto costose. Con una fermata di metro o meni, camminando, si cambiano prospettiva, scenario, utilizzo della città. Continua a leggere….

China taxi

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La mattina è ancora pioggia ed anche ritardando l’uscita non abbiamo ottenuto un momento davvero propizio per uscire.

Oggi è il giorno dei taxi quindi e più ancora dei tassisti perché camminare sotto l’acqua cercando le strade infestate dai motorini elettrici sarebbe improponibile. Così corse in taxi da e verso i templi buddhisti (vedi prossimo capitolo)

La guerra linguistica prosegue ad ogni incrocio e non basta fargli leggere l’indirizzo sulla guida od il nome del posto in lingua cinese perché prima di partire il tassista dirà comunque una qualche interminabile frase che a volte sembrerà una protesta, altre una domanda, alcune volte un perplessità. In ogni caso sarà incomprensibile come il fatto che non riescano a parlare nemmeno 4 parole base in inglese, 4 parole che possano consentirgli di lavorare al meglio. Continua a leggere….

Shanghai: i primi veri passi in città

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La mattina è pigra e grosse nuvole grigie passano veloci fra i grattacieli che osservo dalla finestra.

Alle 8 ero in piedi ma sveglio da un bel po’; uno stato di curiosità mista al gran numero di cose che vorrei, vedrei, dovrei mangiare, dire, fare. In realtà il tempo e lo spazio sono piuttosto limitati considerato che il primo è divorato dalla pioggia che ci costringe a rivedere i programmi ed il secondo da ritmi di cammino mediati dai passi fragili di mia madre, turista per forza di cose sprovveduta ma curiosa. In certe fasi mi fa tenerezza pensare come ad oggi i ruoli si siano invertiti e che ora è lei a seguire me, a rifugiarsi, a chiedere consiglio, a provare spunti di autonomia, che sono io a preparare la colazione, a chiedere se ha fame o sete, a preoccuparmi più in generale. Forse è vero che invecchiando si diventa bambini o che comunque ci si sente più fragili. Vederla armeggiare con le bacchette, mangiando, è divertente anche se le sue mani si sono fatte nodose dall’età: la vedo felice di questo viaggio e mi sento orgoglioso. Continua a leggere….

Shanghai

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Il volo è andato via lento e calmo, fra un film ed un pasto miniaturizzato, fra un dormiveglia irrequieto e le domande curiose di mia madre sempre pietrificata davanti a chi parla inglese anche si presentasser sorridente.

Ho portato Il Milione, di Marco Polo, lo leggo affamato prima di cercare informazioni sulla guida: dall’Italia alla Mongolia, alla corte del Gran Khan per oltre 15 anni, per poi arrivare qui nell’odierna Cina, un tempo territorio più complesso, suddiviso fra dinastie originariamente cinesi e condottieri appartenenti alle varie casate mongole. Un viaggio che portò qui Polo al seguito di suo padre e suo zio, mercanti lungo la via della seta, esploratori forse più che commercianti. Viaggi di oltre 10 anni, territori pericolosi ed ignoti, deserti, lingue da comprendere. Viaggi così affascinanti oggi come allora, così tanto da seminare in Colombo l’idea di rotte differenti, di nazioni nelle quali espandersi; viaggi così sommariamente descritti da confondere Colombo stesso, morto senza capire dove fosse stato davvero, così complicati da risultare epici anche oggi rileggendo, riprogettando, sognando di arrivare qui passando per Kazakistan e Mongolia, lungo una via che sa di sabbia e di scoperta. Continua a leggere….

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